Tutti in fila indiana, in attesa di qualcosa che non arriva in uno specchio d’acqua chiamato Reggio Emilia. Nella penombra di un vicolo accanto a questo o quel locale, c’è chi osserva taciturno il fluire delle vita. Lo fa senza aggiungere altro, ma elabora dentro di sé la possibilità di cambiare le cose; ha molti modi per poterlo fare: può leggere, può conversare, può dipingere una tela.
John e Luca crescono qui e scelgono di comporre musica; con versi ed armonie lievi danno forma alle loro emozioni. Vogliono parlare alle persone, senza indugiare su generi, abbigliamenti e faide da quartiere: la musica è mercato globale ma sopratutto veicolo di rivoluzione, conservazione, colori, lettere, ed emozioni.
Accordi accennati di radici d’epoche passate, intrise da stereotipi pop- rock d’origine anglosassone, frasi sommesse di liriche sepolte da strati di confusione mentale si abbracciano in un connubio di passione, gioia, a volte rabbia.
Per loro e per chi vorrà , queste sono piccole bolle di sapone chiamate canzoni.