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Gabriella Riva

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• NEWS VIDEO 2009 MARZO: "MEMORIES": Un puzzle di ricordi, sentimenti, emozioni... Sono presenti immagini di quadri dei pittori: R. Magritte, Nicoletta Tomas Caravia e R. Estes. Musiche: Rhett Brewer Montaggio: Gabriella Riva• NEWS TEATRO 2009 FEBBRAIO: voce narrante nel Booktrailer "La Casa di Amelia" di Barbara Baraldi, editore PerdisaPop, registrazione Davide Riva @ Sister Moon Studio Reggio Emilia, Illustrazioni e montaggio Claudio Lanzoni, musica Banthier.LETTURE:LETTURE:• NEWS TEATRO 2008 SETTEMBRE: vincitrice del 1° premio Alessandra Galante Garrone della sezione Teatro della 7° edizione del Festival delle Arti di Bologna, concorso per giovani artisti ideato da Andrea mingardi.DA IL CARLINO REGGIO:DA LA GAZZETTA DI REGGIO:• CURRICULUM TEATRO:• DAL 2004 organizzo e coordino i “Laboratori Teatrali” tenuti, a Reggio Emilia e Bologna, dall’attore e regista Alessandro Maggi.• 2008 GENNAIO: Attrice (Mistress Ford) ne “The Marry Wives of Windsor” di W. Shakespeare, regia di Marco Perna. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia in lingua inglese.• 2007 GENNAIO: Attrice (Lady Bracknell) in “The Importance of Being Earnest” “L’Importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde regia di Marco Perna. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia in lingua inglese.• 2004-2003: Attrice (Caterina – Kate) ne “The taming of the Shrew” “La bisbetica domata”, di W. Shakespeare, regia di Marco Perna. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia in lingua inglese.• 2003: Attrice (Madame Nonancourt) ne “Un Chapeau de Paille d'Italie” “Il cappello di paglia di Firenze” di Eugène Labiche, regia di Marco Perna. Produzione T S.Prospero di Reggio Emilia in lingua francese• 2003-2002: Attrice (Linda) in “Play it again Sam” “Provaci ancora Sam” di Woody Allen regia di Marco Perna. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia in lingua inglese.• 2002 - 2001: Attrice (Lady Bracknell) in “The Importance of Being Earnest” “L’Importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde regia di Marco Perna. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia in lingua inglese.• 2001: Attrice (Madame Arcati) “Blithe Spirit” “Spirito Allegro” di Noel Coward. Corso di Teatro in lingua inglese tenuto da Alessandra Perna presso il T S. Prospero di Reggio Emilia.• 2001 - 2000: Attrice (Eliza Doolittle) ne “Pygmalion” “Pigmalione” di Bernard Shaw regia di Marco Perna. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia in lingua inglese.• 2001: Attrice (La Signora Amalia) in “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello, regia di Jessica Catellani. Produzione Compagnia Teatrale Universitaria Gaudeamus.• 2000: Attrice (Josephine March) in “Little Women” “Piccole Donne” di Louisa May Alcott. Corso di Teatro in lingua inglese tenuto da Alessandra Perna presso il T S. Prospero di Reggio Emilia.• 2000-1999: Attrice (Blanche DuBois) in “A Streetcar Named Desire” “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams. Corso di Teatro in lingua inglese tenuto da Alessandra Perna presso il T S. Prospero di Reggio Emilia.• 1999-1998: Attrice (Hester) in “A woman of no Importance” “Una donna senza importanza” di Oscar Wilde. Corso di Teatro in lingua inglese tenuto da Alessandra Perna presso il T S. Prospero di Reggio Emilia.• 1997: Attrice (Maria) nella commedia “Non tutti i ladri vengono per nuocere” di Dario Fo, regia di Alberto Cottafavi. Produzione T S. Prospero di Reggio Emilia.• 1996: Corso di Dizione tenuto dall’Attrice Flavia De Lucis• CURRICULUM ATTIVITA’ DI DOPPIATRICE E SPEAKER TELEVISIVA - RADIOFONICA:• 2007 GENNAIO: Speakeraggio nell’evento mostra “Lux Anima Sensi” di Marzia Ratti con debutto al T.Smeraldo Milano.• 2007 MARZO: Pubblicità “Trainer” produzione Area Digitale Bologna.• 2007 LUGLIO: Pubblicità “MD discout”.produzione Area Digitale Bologna.• 2006 LUGLIO: Speakeraggio Voce Narrante nel film di Elena Fieni “Visibile. Invisibile: un Re racconta il suo Regno”• 2005 SETTEMBRE: Speakeraggio e partecipazione attorale nel cortometraggio “La Mente Cosmica” un documentario inserito nel progetto “Sotto5”, produzione Sky• CURRICULUM ATTIVITA’ GIORNALISTICA:Collaboro dal 2006 con la rivista “New Age” redigendo articoli e interviste. Recentemente ho avuto il piacere di intervistare MICHAEL NYMAN in occasione della presentazione a Reggio Emilia del suo ultimo progetto editoriale SUBLIME in ambito della prestigiosa rassegna Fotografia Europea giunta alla sua terza edizione. Mi è sempre piaciuto arricchire le mie conoscenze con letture di vario tipo: testi di autori moderni e classici, poesie, riviste di attualità e scientifiche. Questa mia particolare predisposizione per le materie umanistiche mi ha permesso di ottenere una grande soddisfazione vincendo, a Roma, su scala nazionale, il primo premio di poesia “Salvatore Quasimodo”. Ho sempre ascoltato molta musica sia classica e moderna, con predilezione a quella sinfonica ed operistica, recandomi spesso ad ascoltarla dal vivo. Ho studiato e studio tuttora canto solistico. Recentemente mi sono avvicinata ad uno sport che mi ha sempre affascinato per l’equilibrio e la serenità che trasmette unitamente all’attività ed alla concentrazione: il Golf.
• ARTICOLI E INTERVISTE:"MICHAEL NYMAN INTERVISTA": Lo scrittore francese Maxence Fermine nel romanzo “Neve” afferma che la poesia è un mistero ineffabile e che spesso la si avvicina alla musica... Michael Nyman è poesia, una poesia che riempie tutto. Una realtà magica di suoni, pensieri, emozioni che suscita una commozione intensa. Lo incontro per un’intervista prima della presentazione di “Sublime”: un progetto editoriale di pagine, immagini e suoni prodotto da Volumina e collocato come evento speciale all’interno della terza edizione di Fotografia Europea in programma a Reggio Emilia dal 10 Maggio all’8 Giugno presso La Fonderia – Fondazione Nazionale della Danza.Mister Nyman,1. 1 Nell’estate del 2006 ci ha regalato, in una serata evento per la nostra città, un concerto di grande emozione. Oggi ritorna con un progetto multimediale (affascinante) di pagine, immagini e suoni. Quali esperienze, avvenimenti, esterni o interiori, l’hanno condotta alla realizzazione di questa ulteriore opera?E’ semplicemente un libro di fotografie, niente altro. E’ una selezione di duemila foto delle quaranta o cinquanta mila scattate negli ultimi quattro, cinque anni per mio piacere personale. Domenico De Gaetano (Organizzatore di Volumina) ha visto queste foto e mi ha proposto di realizzare un libro decidendo di unirlo ad un cd di mie registrazioni inedite. Quindi diciamo che non è un mio progetto, ma un suo progetto. La relazione tra libro e cd è del tutto casuale poiché mentre scattavo le foto non pensavo alla musica e mentre componevo la musica non pensavo alle foto. Per questo si tratta di una colonna sonora fortuita, casuale; la cosa più esaltante di questo progetto è che si tratta di un libro di foto volute per puro piacere personale. Il libro è già bello di per sé e non deve essere spiegato dalla musica o giustificato. E’ un’altra forma di espressione anche questa molto eccitante. Si possono trovare collegamenti tra il design o lo stile del libro o lo stile delle immagini e la mia musica, ma non è necessario. Il cd può anche essere considerato come colonna sonora, se lo si vuole, ma non era l’intenzione primaria.2. Lei suonerà in giro con Evan Parker, uno dei maggiori esponenti della musica improvvisata europea: sembra una contraddizione di termini, affiancare un compositore inteso in senso classico con un interprete della instant composition... Da cosa questa scelta e come si trova di fronte al suo opposto?Beh, forse siamo opposti ed è strano perché entrambi abbiamo più o meno la stessa età, siamo più o meno cresciuti nel medesimo ambiente culturale e musicale londinese.. Entrambi conosciamo l’artista John Cage, abbiamo amici in comune... Ogni forma di musica ha una sorta di connessione con ogni altra forma di musica. In un certo senso posso invidiare ciò che lui fa ma credo che anche lui gradirebbe fare ciò che faccio io. Ma è un bene che non lo faccia. Abbiamo lavorato già due volte insieme nel 1981 e nel 1985 In generale ciò che accadeva in passato era che io scrivevo dei brani, li registravo o li suonavo dal vivo mentre lui su di essi improvvisava la musica simultaneamente. Nel concerto di Novara sarà la prima volta che inizierò senza alcuna idea musicale mentre Evan Parker sarà se stesso. Sono arrivato a ciò grazie ad un pianoforte trovato in un negozio a Berlino. Doveva essere riparato e riaccordato perciò suonandolo ottenevo solo rumori e non suoni, per cui quando producevo una nota non usciva quella che mi aspettavo di sentire. In un certo senso questo mi liberava dal riprodurre suoni che mi erano familiari. In questo modo posso dire che quel piano è stato un aiuto verso la creazione di suoni più vicini alle cose che fa Evan rispetto a ciò che faccio io quando suono ad esempio brani di Lezioni di Piano. Per cui lo strumento che suonerò risulterà all’ascolto come fosse un oggetto trovato3. Cosa c’è di magico in lei che la induce a comporre e ad intraprendere sempre nuove sfide?La cosa che mi viene meglio è quella di scrivere musica ed ho sempre voglia di crearne della nuova fondamentalmente per stupire me stesso. E’ molto semplice quando hai padronanza del tuo linguaggio musicale e quando ogni cosa che fai ti è familiare. Ciò che faccio incessantemente è portare la mia immaginazione in nuove aree e non so come ci riesco. Scrivo musica da più di 30 anni ormai in modo costante e continuo e sono riuscito sempre a dire qualcosa di nuovo per me stesso e a me stesso e questa è la cosa importante. A volte il pubblico è felice, soddisfatto e a volte il pubblico è confuso riguardo a ciò che compongo. Cerco di non ripetermi ad eccezione di quando decido di farlo.4. 4 Per questo suo modo di comporre così geniale la preparazione del pubblico è importante oppure è maggiormente rilevante la sua predisposizione all’ascolto?Mmmh penso che questa sia una domanda molto interessante. Ci sono persone tra il pubblico che sanno tutto della mia musica, ma c’è anche una gran parte di pubblico che conosce la mia musica solo attraverso, ad esempio, Lezioni di piano, però nello stesso tempo può avere un’ampia competenza di tutti i generi musicali. Non sa nulla di musica sperimentale né di musica ripetuta, minimalista; semplicemente si siede e si rilassa ascoltando qualcosa di bello, emozionante, appassionante, oppure è interessata a strutture che possono essere messe in relazione con la garage music (tecno-house). Penso che tutti abbiano un insieme diverso di riferimenti che è unico per ogni persona e che condiziona il modo di ascoltare la mia musica o Beethoven o i Rolling Stones. E’ difficile per me (ed è una cosa positiva perché mi risulterebbe impossibile farlo) scrivere per un pubblico preciso in particolare perché il pubblico è formato da individui con gusti musicali diversi, esperienze musicali diverse, connessioni musicali diverse. Sono molto sorpreso quando, controllando i miei amici di My Space e guardando il tipo di musica da loro preferita, vedo il mio nome accanto a nomi di gruppi musicali che fanno heavy metal o gruppi di cui non ho mai sentito parlare prima. Trovo che sia davvero fantastico che la mia musica rientri in una sorta di programma culturale individuale. E a volte scrivo ad amici: “se ti piace quella musica come fa a piacerti anche la mia?” Tutto ciò è molto interessante qualcuno dovrebbe farci uno studio su questo fenomeno.5. E’ uscito da poco il suo nuovo disco “Mozart 252” ce ne può parlare?“Mozart 252" è un CD che comprende la maggior parte della musica da me composta che si basa direttamente sulla musica di Mozart. Ogni pezzo è una specie di ricomposizione di un brano di Mozart. Per cui ogni nota che scrivo deriva da Mozart, ma è la musica di Michael Nyman e allo stesso tempo è la musica di Mozart6. C’è qualcosa che considera immutabile in un mondo che si evolve ad un ritmo sempre più vertiginoso?Immutabile… oddio… Ci sono alcuni fenomeni naturali, una serie di sfortunati eventi che sembrano ripetersi... basti pensare allo Tsunami o anche al ciclone in Birmania. Sembra che vi siano delle forze della natura che vanificano ciò che gli esseri umani creano. Ciò che trovo interessante riguardo alla situazione in Birmania è che gli uomini e i politici reagiscono in base ad una loro filosofia politica. I leaders in Birmania, dal momento che non vogliono che il loro Paese venga invaso, controllato e criticato dagli occidentali, sono fondamentalmente indifferenti all’uccisione dei Birmani non permettendo alle forze dell’Onu di dar loro aiuto, e impedendo agli Americani… è davvero terribile. Tutto comunque cambia sempre, quindi anche le situazioni politiche. Purtroppo gli artisti non hanno il potere di modificare gli eventi.7. Uno scrittore francese dice che “l’amore è l’arte più difficile e scrivere, danzare, comporre, dipingere sono la stessa cosa che amare”. Come la sua arte è collegata all’amore?Posso affermare che ogni cosa che faccio è una sorta di surrogato d’amore. Capita raramente di essere folgorati da una meravigliosa luce d’amore. Sembra che ci siano persone in grado di innamorarsi con più frequenza o facilità rispetto ad altre, sia che si tratti di amore felice o infelice… Purtroppo penso che sia un processo lento… però può succedere…forse succederà anche adesso: mi innamorerò di lei…. Ma in un certo modo, come artista, devo essere innamorato di ciò che faccio, altrimenti non potrei realizzarlo. Non è come svolgere un lavoro, che inizia alla mattina e finisce alla sera, per poi iniziare a vivere al termine di esso. La mia vita è il mio lavoro. E la mia vita inizia non appena mi alzo dal letto ed inizio a comporre musica. Amo ciò che faccio e amo che la gente ami ciò che faccio. Ma se nessuno amasse ciò che faccio… io lo amerei comunque. Ok? … e se lei s’innamora di me grazie alla mia musica.. io mi innamorerò di lei perché si è innamorata della mia musica.. ok? Per cui… sì.. forse esiste una certa connessione..8. Sta lavorando a nuovi progetti?Sì, lavoro sempre a nuovi progetti. Tra circa un mese usciranno con la MN Records “I sonetti lussuriosi” di Pietro Aretino. Poi, tra circa 3 mesi si terrà un concerto di violino suonato da Francesco D’Orazio. Per cui… ci saranno molte cose nuove da fare. Inoltre sarò a Londra il 6, 7 e 8 giugno dove terrò 6 concerti in 3 giorni, in una bellissima sala da concerto chiamata Cadogan Hall. In pratica si tratta di 3 concerti con la Michael Nyman Band e 2 film muti, The Six Celan Songs, final concerto no. 2, violoncello – pianoforte, string quartet, e fanfara... per cui... una grande varietà. (Gabriella Riva)
"CONTRO L'INDIFFERENZA": Ogni giorno criminalità e violenza scandiscono il ritmo della nostra vita. Ogni giorno, in ogni momento, si spara, si uccide, si muore. Ma la nostra esistenza scorre comunque. Nulla si ferma o si sofferma e il commento che sempre più spesso sentiamo pronunciare da persone che se lo lasciano sfuggire dalla labbra, quasi meccanicamente, magari prima di bere un caffè, di salire su un autobus o di recarsi al lavoro è: “Il mondo va così”. Colpisce ciò che queste parole oggi ci comunicano: l’accettazione passiva della realtà quotidiana. In passato la stessa frase esprimeva sentimenti del tutto diversi: amarezza, sconforto, desolazione e un intimo desiderio di cambiamento spesso incapace di prendere forma. Nel tempo l’atteggiamento mentale si è completamente ribaltato. Perché non sospendersi un momento, ascoltarsi, interrogarsi e interrogare anche gli altri? Moltissime cose, allora, come potere, successo, soldi, carriera, non avrebbero più una così prioritaria ed ossessiva importanza né verrebbero prese troppo sul serio. Invece no, questo non avviene. Credo che solo attraverso la valorizzazione delle proprie idee, del dialogo e della ricerca del proprio mondo interiore si potrà impedire che tutto ci scivoli addosso, per una sorta di superficialità e di abitudine ai peggiori eventi, senza suscitare in noi emozioni o sensazioni. L’assuefazione generalizzata al continuo ripetersi di atti violenti genera un’apatia che azzera la possibilità di riflessione (e conduce alla perdita di sensibilità atrofizzando la capacità di indignarsi, di stupirsi) oscurando il senso critico. Un’interpretazione più positiva, invece, porterebbe a pensare quanto afferma Silvio D’Arzo: “…a volte l’indifferenza del mondo è sollievo ad intollerabili mali”. L’essere umano comunque risulta estremamente impoverito nelle sue più nobili facoltà. Io credo che l’animo umano sia il capolavoro del creato, il mistero che tanti filosofi hanno cercato di svelare, il mondo vivo dei sentimenti che poeti, musicisti, pittori hanno tentato di manifestare nell’arte. E’ la fiamma che sentiamo ardere in noi ogni qual volta acquistiamo maggior consapevolezza del nostro più intimo io.(Gabriella Riva)"IO TUTTO": Negli ultimi anni, si è sentito tanto parlare di prevenzione, rimedi naturali, prendersi cura di sé e della propria salute con responsabilità. Si è sempre più diffusa una certa familiarità con nozioni come rimedi omeopatici o cure naturali, cui ci si è rivolti per necessità salutistiche. Sull’onda di questo consistente interesse, ci si chiede quale sia il ruolo che le strutture istituzionali, rappresentanti fin ad oggi il “tempio della cura”, riservino a questo settore. Il dialogo con i professionisti del mondo medico e sociale, in ambiti istituzionali, si propone il sano obiettivo di approfondire le possibilità di attivare collaborazioni, metodi terapeutici naturali efficaci e metodi tradizionali, così da proporre un nuovo sistema integrato, in cui i protagonisti del mondo medico e di quello sociale collaborino per un fine comune: “l’uomo e la sua salute”. Un esempio di collaborazione tra medicina allopatica e naturale, particolarmente fruttuosa, è data dalla realtà dell’Hospice di Borgonovo Valtidone in provincia di Piacenza. Insieme alle cure palliative l’Hospice di Borgonovo, nato alla fine del 2005, può essere considerato un luogo privilegiato per un approccio terapeutico basato sul sincretismo dei saperi. Il logo di questo Hospice, realizzato dal pittore Franco Corradini, che rappresenta delle mani che formano una casa con dentro i tre colori primari, è significativo. Le mani, quindi l’elemento umano, la casa, l’elemento dell’accoglienza, perché l’Hospice si propone, per certi aspetti, come una seconda casa, una casa temporanea, di passaggio, con l’obbiettivo del rientro a domicilio. E’ un punto di appoggio in un particolare momento della malattia in fase avanzata. Non può esistere un Hospice che viva da solo in maniera indipendente, autonoma. L’Hospice è un momento all’interno di una rete di cure palliative che si prende carico della persona ammalata, e della sua famiglia, in tutto il percorso della sua malattia che lo porta in modo progressivo verso la conclusione, anche verso la morte. La casa è l’altro pezzo di questa rete perché a casa si cerca il più possibile di rientrare in quanto è il luogo per eccellenza dove ciascuno di noi sta meglio anche in una situazione di sofferenza, in una situazione di difficoltà, a patto che ci siano i sostegni e i servizi di cure. Le cure palliative erogate in Hospice sono un sistema di cure: non esiste solo un tipo di intervento, ma un insieme complesso di interventi che cercano di proteggere il malato dal “Dolore Globale”: un dolore che ha una forte componente fisica, una componente importante psicologica, ma anche spirituale e sociale. Lo stato in cui si trova la persona, infatti, è quello della “Sofferenza Globale” in cui diventa difficile capire dove finisce il dolore fisico e dove comincia il dolore esistenziale e psicologico. Al centro delle cure palliative, al centro dell’Hospice così come al centro delle cure complementari noi troviamo la” persona” e il lavoro di tutti deve orientarsi nel ricercare la possibile qualità di vita senza prescindere dalla sua situazione. Occorre mettere al centro la rete affettiva. Il lavoro dell’Hospice e delle cure palliativa non si ferma soltanto sulla persona che vive direttamente sul suo corpo la malattia, ma si occupa anche dei familiari con partecipazione, condividendo la sofferenza, condividendo le speranze condividendo anche il peso dell’assistenza. L’Hospice si differenzia per molti aspetti da altri contesti di cura: non si oppone alla malattia o alla morte ma, al dolore globale; ha un obbiettivo importante: la qualità di vita; utilizza mezzi che possono essere definiti con questa espressione: high touch - low touch, bassa tecnologia, ma alta umanità, alta capacità di utilizzare il tocco, il contatto, l’empatia; gli indicatori sono soggettivi perché è molto difficile misurare la qualità con gli indicatori che tradizionalmente sono dati alle strutture sanitarie accreditate, in quanto è il malato che guida il curante, il suo percorso esistenziale è altamente personalizzato. L’equipe, composta dal medico, infermieri, operatori socio sanitari, psicologi e volontari, lavora per ridurre ed eliminare il dolore globale con interventi anche di tipo farmacologico, naturalmente essenziali, ma si ricercano anche approcci complementari all’intervento famacologico per alleviare la sofferenza, per ritrovare l’equilibrio, per ridare la padronanza della malattia al malato. L’Hospice mette di fronte ad una domanda ineludibile ma che si è sempre rinviata: qual è il senso dell’esistenza visto che ci si avvicina ad un momento particolare che ricapitola un po’ tutto. E sia il malato che il famigliare si ritrovano aiutati a tirare fuori le parole, a dare un nome a questa angoscia, a volere e a dovere reinmettere la malattia nel continuum della loro esistenza. Le cure palliative, l’Hospice, le cure complementari hanno degli elementi in comune: l’approccio di cura globale e l’idea della persona come corpo, mente, anima, come un tutto unico un continuum che solo per convenzione, metodologicamente noi distinguiamo per poter intervenire su ciascuna delle parti ma che si danno tutte insieme, intrecciate, in un tempo e in uno spazio che è uno spazio fisico, questo paese, questa casa, questa realtà, in uno spazio sociale, queste relazioni, in uno spazio simbolico, il senso che io vivo, il vissuto che ha accompagnato la mia storia e che ancora oggi è qui con una capacità di trascendenza. Noi siamo di più del corpo che abbiamo, siamo qui ma possiamo essere anche altrove, siamo nella nostra malattia, ma siamo con la nostra speranza e l’immaginazione anche da un altra parte. Con il ricordo ritorniamo indietro e con l’immaginazione ci protendiamo verso il futuro anche se è un futuro ristretto. In un brano che Tiziano Terzani ha scritto nel suo libro “Un altro giro di giostra” si legge: Ad ogni stazione si esaminava un pezzo del mio corpo: il fegato, i reni, lo stomaco, i polmoni, il cuore, ma l’esperto di turno non veniva a toccarmi o ad auscultarmi. La sua attenzione era rivolta esclusivamente ai pezzi e neppure ai pezzi in sé, ma alla loro rappresentazione, all’immagine che di quei vari pezzi, compariva sullo schermo del suo computer e ancora più all’elaborazione dei dati che una stampante gli sfornava alla fine dell’esame, ma io, io tutto, io anche solo l’insieme di quei vari pezzi non c’ero mai, non venivo neppure consultato.La collaborazione e la sinergia tra opeatori olistici e gli operatori dell’Hospice (pur conitinuando ad utilizzare ciascuno mezzi terapeutici diversi) ha portato al riconoscimento di parole chiavi: l’equipe, l’empatia, l’attenzione, il rispetto, il metodo, la creatività, la competenza. I gesti semplici, gli elementi gentili, che appartengono al patrimonio archetipico di ognuno di noi, riescono a risuonare armoniosamente nel vissuto delle persone: nell’ospite, nei famigliari e anche nell’operatore. L’apertura alla filosofia olistica, che sostiene le cure complementari, consiste essenzialmente in una ricerca di equilibrio personale da parte della persona che sta male, anche in uno stato di malattia in fase molto avanzata, ma anche nell’importanza di prendersi cura dell’altro in modo comprensivo ed espansivo.L’operatore olistico, avvicinandosi in modo discreto e rispettoso al paziente, lo prende nel suo insieme senza trascurare niente con tutte le sue dimensioni, caratteristiche, risorse, in tutto il suo ambiente fisico e simbolico e al tempo stesso apre delle possibilità, allarga i confini (non solo al paziente, ma anche a se stesso) sviluppando nuove competenze: competenza sensibile, competenza emotiva, competenza corporea, competenza esistenziale.Facendo un ultimo riferimento a Tiziano Terzani:« Vivo ora qui con la sensazione che l’universo è straordinario, che niente mai ci succede per caso, che la vita è una continua scoperta. E io sono particolarmente fortunato perché, ora più che mai, ogni giorno è un altro giro di giostra.» (Gabriella Riva)"UN DONO SALVAVITA": Quando si parla di servizi trasfusionali si parla di sangue e il sangue è da intendersi come un farmaco, un intervento salvavita. Il sangue, trasportando l’ossigeno e non solo, è indispensabile per la vita, tuttavia, essendo un prodotto particolarmente delicato, comporta rischi di complicazioni di tipo infettivo che dipendono soprattutto dalla inesatta identificazione del donatore e da una non corretta comunicazione con esso. (ovvero se non si è riusciti bene a coglierne lo stato emotivo o a farsi comprendere in modo scientificamente corretto, ma accessibile).Ogni unità donata, quindi, è sottoposta a numerosi e sensibili test per poter essere qualificata ad uso trasfusionaleSi apre quindi un capitolo complesso rappresentato dalla “Comunicazione Efficace”. E’ indispensabile: capire perché una persona vuole donare, cogliere la sua comprensione del processo dopo che gli è stato illustrato, trovare il modo giusto perché sappia protrarre nel tempo il suo dono.Tutto questo è attuabile stabilendo una relazione empatica tra aspirante donatore e il suo medico il quale non si baserà più solo sull’aspetto tecnico del processo trasfusionale, ma anche sulla capacità di identificarsi con gli stati d’animo di una persona comprendendone sentimenti e sensazioni.La donazione di sangue e plasma è un atto di solidarietà civile unica e insostituibile; richiede consapevolezza e responsabilità peculiari alle persone che scelgono in modo volontario e gratuito di diventare donatori compiendo un gesto di grande umanità e profonda generosità, perché è solo la responsabilità del donatore a renderla, in ultima analisi, veramente sicura. Solo un donatore informato può diventare responsabile nel dare il suo consenso alla donazione e all’uso trasfusionale del suo sangue.In generale la sicurezza di una terapia trasfusionale dipende: da un approvvigionamento sicuro, sia per quantità che per qualità, con un corretto uso del sangue che va utilizzato solo quando è effettivamente necessario trasfonderlo; il prelievo di sangue deve essere fatto da donatori rigorosamente selezionati che siano volontari, non retribuiti e provenienti da una popolazione a basso rischio. In sintesi, quindi, è tutto il sistema, dalla raccolta, al trasporto, agli esami eseguiti, alle modalità di conservazione, che offre la garanzia trasfusionale.La qualità all’interno delle strutture sanitarie e la soddisfazione dei donatori e dei pazienti dipende, pertanto, dal modo di considerare sia le esigenze esplicite, cioè ciò che viene chiaramente chiesto, sia quelle implicite, cioè quelle esigenze che a volte neanche la persona stessa è in grado di esprimere, dei propri ammalati e dei propri donatori di sangue.E’ un punto questo fondamentale che è strettamente legato al “consenso informato”, ossia l’accettazione libera e consapevole che il paziente esprime ad un trattamento sanitario, dopo esserne stato adeguatamente messo al corrente. Più precisamente, il medico ha il dovere di informare il paziente con lealtà e correttezza riguardo al suo stato di salute attuale e al trattamento a cui lo andrà a sottoporre, centrando la propria attenzione su quali saranno i rischi e quali gli eventuali benefici e illustrargli la possibilità di interventi alternativi qualora il tasso di rischio fosse eccessivo. Per far questo è necessaria, ancora una volta, da parte del medico l'empatia col paziente: non limitarsi a fare il medico, ma capire gli stati d'animo, le reazioni, la psiche del proprio assistito, affrontando le singole situazioni non secondo stereotipi, ma in base alla persona che ha di fronte, anche qualora si tratti di più casi di un'identica patologia.Riflettendo su tutto quello che si è detto il pensiero forte è che al di là di ogni considerazione è molto importante “il dono” che uno fa di sé stesso offrendo ad altri aiuto e speranza nel futuro.. Da esso dipendono sì l’attività e l’operatività di medici e strutture e l’importanza dell’empatia (se non c’è il sangue il concetto non vive), ma l’atto primario è “il dono” che ci riconduce al senso della vita di chi è nella sofferenza e della vita di chi volontariamente assiste donando per soccorrere chi, nella prova della malattia sentendosi abbandonato, cada nell’affermazione “Impieghi tutta la vita a considerare la tua vita un dono, poi ti viene chiesto all’improvviso di restituirlo”. (Gabriella Riva)"EDWARD STEICHEN": A Reggio Emilia dal 1° maggio all’8 giugno 2008 sono in mostra, per la prima volta in Italia, 450 fotografie di Edward Steichen. Edward Steichen (Lussemburgo 27 marzo 1879 – Stati Uniti 25 marzo 1973) è una delle figure più prolifiche, influenti e controverse della storia della fotografia. E’ stato considerato il più grande fotografo vivente e persino il più grande fotografo che sia mai vissuto. La mostra, realizzata dal Musée de l’Elysée di Losanna e dalla Foundation for the Exhibition of Photography di Minneapolis, ha debuttato a Parigi al Jeu de Paume in ottobre scorso, è stata al Musée de l’Elisée di Losanna e alla Kunsthaus di Zurigo, adesso è qui a Reggio Emilia a Palazzo Magnani e ai Chiostri di S. Domenico, poi andrà al Museo Reina Sofia di Madrid da metà Giugno e infine riattraverserà l'Atlantico per tornare a New York. A Palazzo Magnani è presente l'esposizione antologica dell'intero percorso di Edward Steichen. Ai Chiostri di San Domenico è presente quella dedicata agli anni gloriosi dell'attività con le Edizioni Condé Nast, il tutto nell’ambito della rassegna Fotografia Europea 2008, promossa dal Comune di Reggio Emilia, giunta alla sua terza edizione. Si tratta della prima retrospettiva postuma del fotografo in Europa. Non c'è nessun altra carriera fotografica tanto importante come quella di Edward Steichen nel secolo scorso. Ha toccato ogni campo fondamentale: teatro, danza, paesaggio, paesaggio urbano, fotografia documentaria, fotografia dei fiori, ritratti, fotografie di guerra, (infatti in entrambe le guerre mondiali ha svolto un ruolo fondamentale), e ultimo, ma non da meno, la fotografia di moda in cui Steichen è diventato il primo e il più importante fotografo che sia mai esistito (immagini regolarmente pubblicate su Vogue e Vanity Fair edizioni Condé Nast). La sua carriera è durata per settanta anni, ma non ha mai avuto una mostra retrospettiva importante in Europa dopo la sua morte che è avvenuta nel 1973. E’ stato, in fondo, Steichen, oltre che uno straordinario innovatore nel campo della fotografia, un uomo moderno che per tutta la sua vita ha gettato ponti: tra cultura europea e cultura americana, tra pittura e fotografia, tra fotografia artistica e fotografia su commissione, tra il sapere dell'intellettuale e l'innato desiderio di conoscere delle persone comuni. Da subito, Steichen, ha avuto consapevolezza che la fotografia non è solo puro strumento di registrazione e di documentazione della realtà, ma anche mezzo di espressione artistica. Steichen affermava che: "L'utilizzo del termine 'mezzo artistico' è, come minimo, fuorviante, perché è l'artista che crea un'opera d'arte, e non il mezzo. È l'artista in fotografia che dà forma al contenuto attraverso una distillazione di idee, di pensiero, di esperienza, di intuito e di comprensione”. Basterebbe una delle sue foto come ad esempio The Flatiron del 1905, con i rami protesi che si sovrappongono alla nitida silhouette del grattacielo, per capire come Steichen s'immergesse totalmente dentro la natura, sempre pronto a cogliere le infinite, diverse gradazioni della luce e le sue magie che allo sguardo donano vita. Steichen si è reso conto che l’essenza del fotografare è la luce e osserva: “Quando cominci a vedere le cose, allora davvero cominci a sentirle", come se la luce, oltre che il reale, ci facesse anche vedere, stabilire un rapporto con ciò che si cela nell'intimo delle cose del mondo. Infine, di Steichen, non possiamo dimenticare un altro campo non meno importante: l’arte dell’esposizione, nonché l'attività più immediatamente legata alla promozione della cultura fotografica, con sua così peculiare capacità di parlare immediatamente a tutti - pensiamo alla sua attività di Direttore del Dipartimento di Fotografia al MoMA (Museum of Modern Art di New York), con le quarantasei mostre da lui organizzate e a quella di realizzatore di una mostra memorabile, la più popolare nella storia delle esposizioni fotografiche, The Fami/y of Man, che resta uno dei manifesti più alti dell'umanesimo e della tensione a capire, e a vivere come fratello, l'altro da sé, e che ha segnato la cultura della seconda metà del Novecento, sia per il numero eccezionale di persone che l’hanno visitata che per il messaggio di fratellanza sociale e culturale che quelle immagini hanno incarnato. (Gabriella Riva)

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Nicoletta Tomas Caravia

 Molte delle immagini presenti nel mio My Space sono dipinti di Nicoletta Tomas Caravia.Una pittrice che mi piace molto.Qui sotto lascio l'indirizzo del suo sito:http://www.nicoletta.in...
Posted by on Fri, 07 Nov 2008 22:52:00 GMT