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UN PO' PIU' DI SETTE ORE.E anche quest'anno a New York, non abbiamo potuto fare a meno di emozionarci ammirando gli atleti famosi arrivare alla finish-line dopo poco più di due ore dalla partenza, con le braccia alzate, i muscoli tesi ed una sfrontata freschezza atletica, che un po' stona con la fatica che sta dietro la preparazione e la corsa degli oltre 42 km.Ma che dire del folto popolo di quelli che vincitori non sono, che non possono permettersi di aspirare al podio né di coltivare sogni di gloria, e che vogliono solo riuscire a percorrerli tutti quei chilometri, non importa in quanto tempo?Molte sono, e sempre di più, le persone che – sull'onda dell'entusiasmo per i propri idoli – ad un certo punto, per scommessa o per gioco, o semplicemente per mettersi alla prova, decidono di cimentarsi nella fatidica impresa di partecipare alla regina delle corse, e di farlo nella Grande Mela, anche perchè, diciamocelo, a Torino, Verona, o a Reggio non sarebbe la stessa cosa.....E proprio loro, una volta lanciato il guanto di sfida, non possono più tornare indietro, e affrontano l'avventura con una costanza, una determinazione ed una grinta che né loro stessi né gli altri pensavano potessero avere, e che nulla ha da invidiare, quantomeno nello spirito, all'approccio del grande campione.Da quel momento, infatti, non si pensa ad altro, non si parla d'altro, esistono solo corsa, tabelle, fughe dal lavoro per ritagliarsi il tempo dell'irrinunciabile allenamento settimanale, weekend dedicati ai lunghi, compresi i "musi" (quelli delle mogli costrette alla solitudine), cardio-frequenzimetri, integratori e diete, e null'altro, per mesi e mesi, finchè arriva la resa dei conti.Approdati all' agognata metropoli, c'è giusto il tempo per mettere a punto le ultime cose, ritirare il pettorale, preparare le scarpe ed il completino tricolore, ed incamerare ancora qualche dose di carboidrati, e poi finalmente la gara, che è gara per tutti, per quello che vincerà, e per tutti quelli dietro di lui, perchè sappiamo bene che dopo il primo – alla fine – si è tutti uguali.Peccato che questo valga un po' meno alla partenza............Il popolo degli "ultimi", di quelli che non sono Vip, di quelli che non vengono accompagnati al nastro di partenza all'ultimo minuto utile, costantemente seguiti ed amorevolmente assistiti da schiere di allenatori, massaggiatori, manager e "conigliette", è invece costretto a puntare la sveglia alle 4 di mattina, così da avere il tempo necessario per abituare mente e corpo, nutrirli ed aspettare il pullman che li porterà al Verazano entro le 7, " perchè poi il ponte chiude, e chi è fuori è fuori....".E da quel momento è ancora una grande attesa, cercando di ingannare il tempo con musica, scherzi, stretching, chiacchere, dato che sono ancora almeno 3 e mezza le ore che separano dal colpo di cannone e dalla vibrante voce di Frank Sinatra, che accompagna la partenza.Finalmente ci siamo, e l'inizio è una liberazione, adrenalina che esplode e si irradia in ogni cellula, pompando ovunque tutta l'energia necessaria per affrontare l'epica impresa.Sembra quasi di averne abbastanza per raggiungere i keniani e competere con loro, tanta è la voglia.Le miglia si snodano sotto le scarpe, dei primi come degli ultimi, l'asfalto corre e scalda le suole, ci si lascia avvolgere dalla folla festosa, e per un po' non si sente altro, solo le gambe che volano.A mano a mano che i primi arrivano, e sono passate le ore, per tutti gli altri la falcata comincia a diventare più rigida, il ritmo più lento, gli appoggi più pesanti.Ma l'entusiasmo no, quello rimane immutato, e l'emozione pure, nonostante il tempo trascorra, le strade vengano riaperte al traffico, le prime luci della città vengano accese.E Central Park è sempre li ad attendere anche loro, con tutti gli impianti perfettamente montati, le medaglie lucide, la schiera di volontari ancora al completo, e così pure il pubblico festante, nonché il fotografo ufficiale, pronto a cogliere l'attimo del traguardo, della premiazione, degli abbracci e delle lacrime di gioia..Per tutti questi, la medaglia ha più fascino, è più pesante, più sudata, più meritata.E loro, in fondo al cuore, sanno che, una volta tornati a casa, al collega o all'amico che chiederà "quanto tempo ci hai impiegato a correrla?" potranno rispondere – fieri come non mai – "un po' più di 7 ore..."Con la consapevolezza e l'orgoglio di chi, una vittoria, l'ha comunque portata a casa, e la tiene stretta, nel cuore. Io ce ne ho messe 6 e 50... Bella prova lo stesso xò... E il prossimo anno io e il mio fra Bart ci ripetiamo!!! Verso le 5 ore??? Ci proviamo!!!


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