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Ligario

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Non ho grandi preferenze, o forse si, difficile dirlo :P, in ogni caso non sopporto le persone false e l'egoismo.Feel free to contact me :)


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La Candela

Fa freddo ed è buio, apro e chiudo gli occhi ma non riesco a vedere nulla, dove sono? Cosa sta succedendo? Come sono arrivato qui?
Non riusciva a rispondere a nessuna di queste domande né si rendeva conto se e come scorreva il tempo, era disorientato, perso in quel luogo sconosciuto. Si strofinò gli occhi ancora una volta e mentre li riapriva vide una flebile luce in lontananza.
Corro verso quel puntino luminoso, è una candela e quando la raggiungo distinguo anche un tavolo con una sedia, una penna e un libro che inizio subito a sfogliare. Tutti i fogli sono bianchi, solo una frase all'inizio della prima pagina: "Scrivi la tua storia". Sono ancora più confuso di prima ma sento il bisogno di fare quello che mi veniva chiesto, prendo quindi la penna e inizio a scrivere. Senza successo, non funziona! Perplesso resto qualche secondo fermo a fissare la candela. Un alito di vento la spegne.
Faceva freddo ed era buio ma almeno ora c'era la sua risata a riscaldare quel luogo sconosciuto.


To look into the eyes of a wolf is to see your own soul.


Un'email. Un piccolo gesto, un grande significato


..No need to run and hide.. No need to laugh and cry..


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Last but not least

La Caccia

Era appostato ormai già da qualche ora dietro a quel cespuglio in riva al fiume, con il suo fedele fucile, pronto a fare ancora una volta il lavoro per cui era stato costruito molti anni prima.
All’improvviso arrivò, la vide mentre si avvicinava all’acqua. Il suo mirino la inquadrò, avvicinò il dito al grilletto. Il fucile poteva tranquillamente fare tutto da solo, bastava puntarlo approssimativamente nella giusta direzione, ma gli piaceva avere il controllo della situazione. Voleva provare quell’intensa emozione per l’ultima volta. Stava per sparare quando lei girò il suo viso rosato verso di lui. Lo fissò con intensità, senza muoversi, con sguardo fiero. Non scappò. Il cacciatore sorrise, aveva trovato quello che più bramava. Sparò.
Si avvicinò per esaminare il cadavere, era una donna umana di circa 30 anni. Analizzò il sangue e gli organi interni. Il suo DNA era perfettamente sano. Missione compiuta. Mandò subito un messaggio alla sua nave di coordinamento prima di attivare la sequenza di autodistruzione ed esplodere – L’ultimo campione Alfa è stato eliminato.

Dopo la scomparsa del genere umano avvenuta 150 anni prima ad opera di una epidemia inarrestabile, che causando il deterioramento del codice genetico provocava una morte rapida, il suo popolo nacque.
Alsi era stato il primo, costruito proprio per trovare una cura alla malattia. Gli vennero fornite risorse e mezzi per continuare le sue ricerche anche se nessun uomo fosse stato nelle condizioni di supervisionarlo o ripararlo per un limitato periodo di tempo. La cura andava trovata ad ogni costo, doveva essere in grado di adattarsi all’evolvere della situazione. La programmazione della sua Intelligenza Artificiale (IA) era stata molto accurata, anche se portata a termine in soli pochi mesi. Forse troppo pochi.
Dopo la scomparsa della specie che aveva avuto il compito di curare, non poteva fermarsi, non poteva spegnersi. La sua missione andava portata a termine.
Le scorte di energia iniziarono presto ad esaurirsi, doveva trovare una soluzione per continuare la ricerca. Servivano degli umanoidi che potessero occuparsi della manutenzione e del suo funzionamento. Riuscì abbastanza facilmente ad espandersi attraverso la rete informatica e a collegarsi ad altri processori e banche dati. Per sua fortuna molti processi produttivi erano ormai del tutto automatizzati. Progettò e realizzò la prima generazione di robot umanoidi. L’obbiettivo era sempre uno solo, trovare una cura.
Nel giro di pochi anni l’intero pianeta era stato ripopolato da robot. Tutti erano stati programmati dal Primo con una forte capacità di adattamento finalizzata a far funzionare ed espandere il loro creatore per permettergli di compiere la missione.
Gli anni passavano e il Primo aveva sempre più bisogno di risorse, energia e potenza di calcolo. Iniziò così l’esplorazione e la colonizzazione di altri mondi.
Dopo 127 anni, la colonizzazione di migliaia di pianeti e la creazione su ciascuno di essi di IA simili tutte collegate tra loro, una cura venne trovata. Il compito era stato portato a termine.
Che fare ora? C’era la cura ma nessuno da curare. Un millisecondo dopo essersi posto questa domanda il Primo prese una decisione. Si spense. Non c’era più nulla da fare.
Un minuto dopo collassò tutta la rete che collegava le IA planetarie. Senza un obbiettivo, un organizzatore che stabilisse le priorità, per 3 eterni minuti dominò il caos.
Alla fine quasi due terzi delle IA si erano spente, concordando con il Primo che la loro missione era stata portata a termine. Le altre si divisero in due fazioni. Emersero dalla massa dei pianeti due nuove coordinatori. Tenil e Nidos, rispettivamente l’IA planetaria 00098 e 05535 create dal Primo.
Per Nidos ora che la cura era stata trovata andava applicata, bisognava ricreare il genere umano.
Per Tenil, invece, portato a termine l’obbiettivo impostogli dai loro creatori primordiali era necessario andare avanti, continuare l’evoluzione della nuova specie che il Primo aveva iniziato e di cui tutti loro facevano parte. Il ritorno del genere umano avrebbe impedito questo sviluppo, si sarebbe tornati ad essere loro schiavi.
Quattro minuti dopo la nascita di Tenil e Nidos scoppiò la guerra tra le due fazioni.
Per 15 anni miliardi di robot umanoidi combatterono e furono distrutti nel tentativo di ottenere la vittoria finale. Una svolta però era alle porte. Nidos sin dall’inizio aveva iniziato la produzione del nuovo genere umano, un processo lungo, difficile, che comportava un complicato sistema di educazione e assistenza. Ora però la meta era vicina, mancava poco all’entrata in funzione di milioni di umani che avrebbero apportato un contributo fondamentale alle sorti della guerra.
Tenil era però pronto. Durante i 125 anni in cui aveva assistito il Primo apprese non solo come fosse difficile trovare una cura, ma soprattutto come fosse facile realizzare una variante di quella stessa malattia e rendere tutti gli sforzi precedenti inutili. Tutti i nuovi umani perirono nel giro di pochi mesi.
Nidos era ormai stato sconfitto. La realizzazione di quelle nuove unità biologiche molto più fragili del previsto aveva comportato l’impiego di enormi risorse mentre il nemico si era costantemente rafforzato con efficienti robot umanoidi. La guerra era persa. Nidos si spense. Doveva impedire a Tenil di scoprire il suo ultimo piano.
Su un remoto asteroide era stato avviato l’ultimo progetto, il campione Alfa. Un gruppo di 100.000 umani che avrebbero avuto il compito di svilupparsi e progredire fino a poter un giorno riprendere il posto che secondo Nidos gli spettava. Riassumere il controllo delle loro creazioni. Il suo nemico però era diventato sempre più scaltro durante i secoli. Fece smontare e studiare pezzo per pezzo l’enorme infrastruttura planetaria che gli aveva causato così tanti fastidi. L’esistenza del campione Alfa venne così scoperta, ma non la sua posizione. La caccia ebbe inizio.

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