Nonostante il solido background di ascolti radicati principalmente nel rock alternativo americano degli anni ’90, il suono tagliente e crudo di queste quattro ragazze è quanto di più vicino sia dato oggi sentire e accostare al seminale post-punk londinese, con un sostanziale scarto di contesto e perciò di senso: le istanze sociopolitiche della fine degli anni ’70 vanno sostituite con l’indolenza della fase critica attuale; non la Londra dei sobborghi proletari ma il Friuli inquieto, annoiato ed opulento dei centri commerciali che si moltiplicano a vista d’occhio; non la metropoli europea di fine secolo ma la città diffusa del nord-est in crisi d’identità .
Non tragga in inganno la ragione sociale di beauvoiriana memoria, non siamo in presenza di femministe ed infatti la femminilità non è negata o resa grottesca in una maschera punk o riot-girrrl, ma stilizzata sin dalle movenze, programmaticamente sottolineata, fieramente rivendicata questo sì, ed evidente negli enigmatici testi, senza ammiccamenti di sorta. Preferiscono piuttosto attingere da Pavese le liriche di “Cleopatraâ€, mentre la musica ricorda una sorta di ibrido tra i primi Public Image Ltd. e i Siouxsie & The Banshees di “The Screamâ€, con una vena vagamente insolente; la cover di “Heartbeat†degli Wire testimonia l’affinità elettiva con certi modi di essere rock band negando l’essenza stessa del rock’n’roll.
Dopo una prima uscita interlocutoria, nel successivo “Gag me with a spork†mettono a fuoco le loro intenzioni, anche con numerosi concerti in crescendo di sicurezza e convinzione delle proprie possibilità , ottenendo buone recensioni su riviste come Rockerilla, e l’apprezzamento dello stesso Colin Newman che le segnala sul suo sito come ascolto consigliato.
In attesa di nuove prove discografiche del quartetto, un sempre attento Teho Teardo propone una canzone della band (“Fifth Eveâ€) nella colonna sonora di una puntata di “Quo vadis baby?â€, film televisivo diretto da Guido Chiesa sotto la supervisione di Gabriele Salvatores per SKY TV.