Verso la fine degli anni ’70 ho realizzato una serie di manifesti per la Provincia di Napoli (Assessorato ai Problemi della Gioventù). Non sapevo ancora, in quegli anni, quale strada sarebbe stata più interessante: dedicarmi alla grafica (ero incantato dal “segno†di Albe Steiner) o continuare con la fotografia? La risposta arrivò presto.
Verso l’83, grazie ad alcuni contatti già intrapresi nel ’75, iniziai a collaborare come fotografo con la Soprintendenza ai Beni Culturali. Un “Patriarca†di nome Raffaello Causa ascoltò la mia richiesta di lavoro e mi indirizzò verso il funzionario per le schedature del patrimonio artistico. Avevo già 34 anni e non avevo santi in paradiso, mi bastò il “Patriarcaâ€, rassicurante come un Dio.
Dal ’72 ad oggi credo di essermi molto agitato… ne ho la prova quando, qualcuno mai visto prima, mi dice di conoscermi attraverso le foto che ho fatto per qualche libro.
In tanti anni non ho quasi mai realizzato mostre personali di fotografia e non me ne rammarico… La cultura ufficiale affoga quasi sempre negli stereotipi della nomenklatura, fotografia inclusa. Lo so che sembra invidia nei confronti dei più noti colleghi, peraltro riconosciuti da ogni parte, ma non posso farci niente se, per le loro fotografie, raramente provo quella emozione che ti fa pensare : “da grande voglio fare il fotografoâ€.
Sono cresciuto a Bagnoli a pochi metri dai rumorosi capannoni dell’Italsider, tra via Cocchia e via Nuova Bagnoli. Sono istintivamente un po’ geloso delle mostre sull’Italsider, mi fanno sentire come uno che gli hanno fotografato la madre nuda.
Sono un fotografo fortunato per la qualità dei rapporti di lavoro. I miei committenti in Italia e all’estero sono soprattutto storici dell’architettura, storici dell’arte, architetti, editori e studiosi di ogni genere; negli anni passati ho lavorato per l’Italsider, la Sogene delle autostrade,la Fondedile e vari imprenditori napoletani.
Grazie a tutta questa gente, ho ancora passione per il mio lavoro. Grazie a questo tipo di committenza, che dura ormai da trent’anni, sono diventato l’ignorante più informato, da Carlo Magno a Margherita Hack, su tutto quello che è accaduto tra le mura di Napoli.
La fotografia secondo Max (sono io) è magia di sintesi, tendo a scattare specialmente in questa direzione e se posso, punto molto alla qualità della luce, con un senso primordiale degli orari e delle stagioni. Credo che la possibilità di riassumere della fotografia, che non trascura i dettagli fondamentali, sia straordinaria. Un’immagine, nitrato o pixel, può contenere tutto ciò che viene scritto in un libro di duecento pagine.
Possiedo un archivio di circa 10.000 foto, forse di più. Gli argomenti sono tanti : cartografia, architettura, personaggi, miti, eventi, iconografia. Mi piacerebbe tantissimo dedicarmi soltanto all’archiviazione di tutto quello che ho fotografato negli anni. Il lavoro di catalogazione delle “negative†dura da molto, per via delle interruzioni continue derivanti dalle mie ricognizioni fotografiche da una parte all’altra della città e della Campania.
Il tempo è passato : non per i progressisti che parlano (oggi!) come Roosvelt.
Il tempo è passato per gli studenti degli anni ’80 che sono diventati professori, per gli impiegati che ora sono direttori.
Il tempo è passato, per la catalogazione dell’archivio che ha fatto qualche salto in avanti e per i miei capelli neri che ora sono brizzolati.
Tutto questo mi fa sperare che ho più esperienza, se non altro per riuscire ad attraversare la “mota†della sopravvivenza, senza sporcarmi mai… Chissà ?
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