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In seguito al dissolvimento dei Lecrevisse, alcuni dei protagonisti di quella esperienza si riaggregarono attorno ad un progetto musicale più radicalmente crepuscolare, imperniato sulla scrittura dolente e lacerata di Brad (alias Andrea Faccioli).
In una manciata di prove il quartetto arrangiò e mise a punto i nuovi brani ed in 3 giorni li registrò in presa diretta presso il teatro di Tenno.
Durante le riprese, sul fondale del teatro, venne proiettato a ciclo continuo un unico angosciante film : La passione di Cristo (di M. Gibson).
Nessuno sa perchè.
Mohole è il titolo del cd che ne uscì e che in pochi ottimi concerti fu promosso e commercializzato.
Ricevette plausi e critiche come ogni opera che si rispetti.
Il gruppo è attualmente in letargo o vittima di un incantesimo.
Nel frattempo gli autori vivono nel lusso.
Rock.it
Stefano Rocco
Venuto al mondo come parziale ricomposizione dei Lecrevisse, il Generale Inverno torna a sfidare battaglioni napoleonici con i suoi paesaggi ghiacciati e fascinosi, scrivendo pagine che, pur senza stupire, non lasciano indifferenti. Perchè c'è poesia in questo disco. Poesia di suoni e parole. Di adolescenza adulta e distanze emotive. Di voglia d'esplorazione e desiderio di abbandono. Canzoni che si lasciano cadere come un fiocco di neve, eppure capaci di scaldare e temperare. Un disco che compie un cammino incerto ma coerente, ricordandoci che non si deve essere predestinati alla rivoluzione per scrivere buona musica. Così, il Generale Inverno si difende dall'invasione straniera annettendone la cultura per una convivenza pacifica. Una recita struggente, fatta di composizioni che afferrano il grunge più tenebroso per farlo brillare in modelli creativi che guardano al post-rock minimale, pur restando sempre in stretto contatto con la canzone d'autore italiana. Certo, nulla ha il dono dell'originalità , ma l'armonia con cui si intrecciano psichedelia e melodia disegna una credibilità incontestabile.
Talvolta troppo indulgente, il Generale Inverno ha il difetto di affidarsi al manierismo per colmare i cali di ispirazione, aggrappandosi a trame derivative che ne attenuano l'impatto. La tendenza al già sentito si confonde spesso con un piacevole senso di conforto dal flebile retrogusto Afterhours. La tensione però rimane costante e le parti strumentali si estendono su un chitarrismo sonico su cui ondeggiano eleganti contrappunti di theremin, hammond, violino e fisarmonica. Purtroppo l'enfasi canora con timbro Jestrai a tratti infastidisce e viene da maledire i Verdena, ma il temperamento lirico attenua l'effetto e la raffinatezza melodica tiene alto il livello di accessibilità .
Ben lontano da lasciare un segno importante, Mohole è un disco orgoglioso e intenso. Non vi lascerà ferite profonde, ma forse qualche brivido ci scappa.
Sonicbands.it
Igor
Nuovo lavoro per gli ex lecrevisse che esordiscono (sempre su jestrai) come il generale inverno. perso il chitarrista e cantante k, il nuovo progetto per la band veneta cambia decisamente rotta asciugando il proprio suono spoglio anche delle di distorsioni e della ritmica incalzante che caratterizzavano i lacrevisse.
l’elemento in comune è l’emo-zione e il phatos sempre di alto livello, ma se nel 2002 era un’atmosfera prevalentemente allegra ad imperversare per tutto il disco, qui si fa malinconica e decisamente intima e minimale. i brani hanno un minutaggio piuttosto elevato, pronti a lasciar sviluppare le trame chitarristiche senza vincolo alcuno, con arrangiamenti ricercati anche se non sempre efficaci. le incursioni di archi impreziosiscono il dipinto invernale della band, fatto di una triste malinconia pensierosa che sembra non trovare via d’uscita, ma sa esprimere il proprio dolore in testi efficaci e con musiche cui pecca principale è il non riuscire a variare il tema principale. non certo immediate, le nove tracce di “mohole†entrano in testa dopo diversi ascolti, il post rock fuso al cantautorato nostrano proposto dalla band, trova la forma migliore nell’opener “innamoraleâ€, nel finale intenso di “di futuri incomodiâ€, in “una pura formalità †e nella bellissima “appena appenaâ€, dove finalmente si sente un po’ di ritmica ad incalzare l’ascolto con qualche distorsione celata a variare il tema. un disco non epocale, ma gradevole, il generale inverno è vicino alla miglior forma della propria musica anche se ancora credo non l’abbia pienamente centrata. la proposta è, in ogni modo, certamente interessante e capace di trovare consensi dopo ripetuti ascolti. in un futuro molto prossimo la band potrebbe ragalarci davvero grandi emozioni
Mescalina.it
Andrea Salvi
Si chiamavano Lecrevisse.
Come spesso accade basta un piccolo cambio di formazione, nel nostro caso la dipartita del vecchio cantante chitarrista, per riconsiderare quanto fino ad un attimo prima era il prodotto stabile di quella particolare alchimia di personalità , ovvero l’anima artistica e la ragion d’essere di un gruppo.
Fatto sta che i Lecrevisse si sciolgono per riformarsi sotto il nome de “Il generale invernoâ€, nome evocativo che non lascia dubbi riguardo alle nuove intenzioni della band. Queste nuove intenzioni da subito ti lasciano in bocca un gusto singolare, inaspettato.
“Mohole†è infatti un album da prendere in blocco, che estremizza un lato della formazione veronese che già avevamo imparato a conoscere ed apprezzare, cioè la capacità di risolvere brillantemente lo schema killer della forma canzone misurandosi con strutture e soluzioni che mai cedessero al già ascoltato.
I nove brani qui raccolti sanno sia vivere di luce propria grazie alla mirabile scelta di proporli in forme libere, fluttuanti e tutt’altro che preconfezionate. Essi rivelano una comune anima lisergica che li rende parti di un magma che trova nella dilatazione l’elemento portante, abolendo strofe e ritornelli in favore di una materia fluida ottenuta mescolando rock da camera e psichedelia sia con apprezzabile disinvoltura che con la giusta dose di caparbietà a rendere il tutto decisamente sfizioso e gustabile.
Ci deve essere stato, e si nota, parecchia consapevolezza dietro alla vocazione spontanea di un lavoro implodente quale “Moholeâ€. Come in una desert session tutta nostrana “Il generale inverno†esplora i confini del proprio orizzonte espressivo poco curandosi se oltre la finestra non si siano avvistati cactus o miraggi di sorta. L’anima sperimentatrice si fa preponderante, i testi sanno essere immaginifici ed introspettivi come non mai, carichi di una sofferente ricerca, mentre il tappeto sonoro è quanto di più lucidamente vicino al concetto di post grunge ci sia ultimamente capitato di ascoltare.
Senza il piglio pretenzioso o accigliato di tanti colleghi questi ragazzi dimostrano che svolgere il proprio dovere è possibile ed indispensabile, soprattutto quando le contingenze della vita impongono doverose ripartenze.
CD Kobain
Dopo la dipartita del cantante chitarrista K, gli ex-Lacrevisse tornano a calcare le scene con un nuovo disco ed un nome che richiama alla memoria il famosissimo e freddissimo inverno che piegò l'esercito di Napoleone durante la sua campagna russa. Lo stile dei Generale Inverno gioca con le sensazioni e le emozioni in maniera sopraffina, descrivendo splendidi paesaggi sonori ben scritti per la suadente voce di Brad. Una malinconia palpabile gioca un ruolo fondamentale nelle scelte sonore.
La ballata dal titolo "Immortale" (che apre il disco) definisce in maniera perfetta quell'equilibrio tra atmosfere cupe e sentimenti vivi che contraddistingue lo stile della band. La chitarra acustica introduce un altro bel pezzo dal titolo "E più non sarò", che porta poi ad una canzone che suona come un omaggio ai grandi Radiohead di "Ok Computer", intitolata "Di futuri incomodi". La lingua scelta è sempre l'italiano e il talento nel songwriting mostra tutto il bagaglio di esperienza che questi ragazzi hanno acquisito negli anni.
"Appena Appena" svela una vena grunge soffusa e mista ad una melodia coinvolgente. Suoni ancestrali introducono l'aria surreale di "il matematico rosario dei suoi passi", ed ancora più rarefatta è la title-track strumentale che, come è scritto nel booklet, è stata realizzata senza alcun tipo di elaborazione digitale. "Mohole" è un disco intenso in ogni suo risvolto dal primo all'ultimo brano, un album adatto a chi è in cerca di emozioni forti.
Rockon.it
Ho incontrato “Il Generale Inverno†due giorni fa; l’ho incontrato per caso, era avvolto da una lunga sciarpa che, ahimè, m’impediva di guardarlo dritto negli occhi. Ho incontrato “Il Generale Inverno†due giorni fa, l’ho incontrato per sbaglio o, forse, l’ho incontrato perché desideravo incontrarlo, semplicemente desideravo conoscere la sua voce, il suo pensiero, le sue emozioni. Ho incontrato “Il Generale Inverno†due giorni fa, l’ho incontrato mentre s’accingeva a gelare il mondo, s’accingeva ad ostacolare il calore degli ardenti raggi solari.
Ho incontrato “Il Generale Inverno†due giorni fa, mi ha raccontato la sua storia, la drammatica vicenda che ha visto indietreggiare, in Russia, l’esercito Napoleonico a causa della sua, spavalda, presenza. Sorseggiando un “freddo†caffè, ha continuato la sua, personalissima, narrazione dicendo che da circa qualche mese ha cominciato a suonare tra la folla e che circa due/tre anni fa aveva un gruppo (Lecrevisse ndr) che si è “sciolto†per l’eccessivo “calore del successoâ€. Ha ammesso che ora suona (con il suo nome, “Il Generale Invernoâ€) con i 3/5 (Belfi e Merlin ci lasciarono tristemente) della sua precedente band in giro per il mondo; ora gira il mondo appoggiato dalla “solita†Jestrai Records (già Lecrevisse); ha detto che il genere musicale è cambiato, leggermente cambiato, ora le chitarre sono più morbide (quasi acustiche) ma che le forti dilatazioni (sarà anche per la gran quantità di strumenti utilizzati) psichedeliche (Motorpsycho in primis) sussistono sempre.
Ha continuato a parlare per ore poi, singhiozzando, ha ammesso la propria fragilità che, ora come non mai, consiste nell’apprendere nuove strade, diverse da quelle intraprese nel passato. La sua storia, che sia positiva o negativa non conta, mi ha commosso; “Il Generale Inverno†è riuscito a colpire il mio cuore, è riuscito a riscaldare le mie emozioni con i suoi “gelidi testiâ€. Addio Lecrevisse (è stato bello, troppo bello) benvenuto Generale.
(Chiedo venia per questo lurido, sporco, ghirigoro.)
Ska-p.it
Bello, veramente bello l’album di debutto dei Il Generale Inverno.
Mohole è un album a tratti indie, a tratti rock sperimentale più acustico che elettrico caratterizzato da suoni scarni, minimali ma estremamente profondi e convolgenti…cosi come la voce di Brad, quasi sempre “naturali†e priva di effetti, molto calda e allo stesso tempo distaccata (lo so è un controsenso ma provate a sentire il disco poi ditemi voi!)
Incredibile è la capacità di Brad e soci di unire in un unico album un numero cosi elevato di strumenti diversi, si va dalle chitarre scarne dal sound molto anni settanta al piano o alla fisarmonica, passando per organi vari arrivando fino al chamberlain.
Veramente validi anche i testi (tutti rigorosamente in italiano), malinconici, a volte estremamente acidi e sofferti in perfetto stile italiano (a tratti mi ricordano vagamente gli ultimi Afterhours o i primi Santoniente)
In definitiva, come avrete sicuramente capito leggendo, Mohole è sicuramente un grand’album, levate Verdena e soci dal lettore cd e ascoltate finalmente qualcosa di veramente originale made in italy.
sentireascoltare.com
Con Lana e Il Generale Inverno entriamo in contesti sonori decisamente più pacati, soprattutto per quanto riguarda i secondi, che approntano con Mohole un mosaico poetico-sonoro decisamente lirico e maturo. Testi molto introspettivi ed ermetici interpretati sullo sfondo di cornici sonore evanescenti e decadenti , rotte spesso da soprassalti improvvisi. Anche nel caso del Generale Inverno ci troviamo al cospetto di un giovane molto promettente, Brad, autore di testi e musica nonché chitarrista e cantante. Il suo alter-ego è Maestro, polistrumentista e preziosissimo cesellatore di brani come Innamorale, Una pura formalità , Mohole. (6.0/10)
Losing today.com
Come aprire la recensione di questo disco del Generale Inverno. Col paradosso di scriverla in pieno agosto, o magari con un facile giochino di parole, tipo: la musica del G. I. fa venire i brividi? Tanto vale passare oltre, e cominciare col dire che l'ascolto di questo “Mohole†è una esperienza bella e estraniante, che alla fine lascia un filo di malinconia, non solo perché il disco non è precisamente una sequenza di freschi motivetti pop adatti alla stagione, ma anche perché il disco è finito, e forse avremmo voluto continuasse. Composizioni rarefatte, oniriche ed eteree, nelle quali convivono chitarra e violino, basso e mellotron, batteria e fisarmonica che insieme dipingono con delicate sfumature paesaggi impressionisti. Vi si inserisce una vocalità sommessa e sofferta, fatta di sussurri e acuti strozzati, che recita testi che rivelano anche una certa ricerca, sia nella scelta e nell'accostamento dei termini, che nell'orientarsi verso strutture distanti dal solito paradigma strofa-ritornello. Brani che procedono spesso in crescendo, per un disco che raggiunge il suo culmine nella conclusiva A duna passante (un nuovo indizio della tendenza del capofila Brad a giocare con le parole), dominata dalla sonorità avvolgente sottilmente inquietante del theremin. Una delicatessen sonora accompagnata da un booklet che, con le sue immagini da cartone animato degli anni50, sembra uscito da una collezione di modernariato. Un disco che potrà benissimo accompagnarci fino ai mesi invernali. MARCELLO BERLICH
Rockschock.it
Voto: 7/10
Il nome della band è certamente in sintonia con i tempi che stiamo vivendo, Il Generale Inverno infatti prende il nome dalla rovinosa spedizione russa di Napoleone Bonaparte, dove il suo esercito fu sterminato dal gelo dell’inverno. Il suo significato per noi ha una doppia valenza, richiama i temi attuali della guerra e della credenza di onnipotenza dell’uomo, ma ci riporta con i piedi per terra, a prendere consapevolezza della nostra impotenza di fronte alla forza della natura, come fu per Napoleone il gelo dell’inverno, o come lo è stato un’onda dell’oceano per restare nell’immediata e cruda attualità .
Il Generale Inverno sono Brad, il Maestro, Matteo e Nelide, già attivi per cinque anni con i Lecrevisse, una delle realtà piu’ interessanti nel panorama indipendente nazionale.
Rispetto ai due album pubblicati con i Lecrevisse, Mohole sembra più minimale e scarno, non ha la carica, i ritmi sostenuti e sporchi in pieno stile indie-pop dei primi lavori. Confermano però la loro bravura nel mescolare un infinità di suoni così diversi fra loro, dal violino alla fisarmonica, passando per una varietà di organi come il piano, l’organo appunto, il mellotron e il chamberlain, per finire con il theremin e il suo inimitabile suono psichedelico.
Brad e compagni fanno di tutto per esprimere il loro ecletismo, alternando momenti psichedelici a passaggi più squisitamente rock. I testi - in italiano - sono il frutto della lezione impartita dagli Afterhours, e giocano al raddoppio la forza acida, visionaria ed ipnotica delle canzoni.
Sin dalla prima traccia si percepisce una struttura sinfonica più acustica che elettrica, anche se trovano spazio sferzate emotive, alternate a picchi di rumore melodico che tagliano quella costante sensazione di malinconica rassegnazione propria dei testi scritti nella lingua nostrana.
Un suono pieno e vuoto allo stesso tempo, ricco di arresti improvvisi, ripartenze e crescendo impetuosi, il tutto trascinato dalla voce di Brad, duttile e ricca di pathos, straziante ma mai banale.
Personalmente ascolterei l’intero cd in un viaggio solitario in macchina, dal tramonto all’alba; decisamente non è un album da sentire in spiaggia con gli amici o ad una festa goliardica, bensì richiede un particolare mood e un desiderio di lasciarsi guidare per discese e risalite musicali in cui perdersi
Musicalnews
Antonio Ranalli
Dopo cinque anni di concerti e due album pubblicati con il gruppo veronese Lecrevisse Brad, il Maestro, Matteo e Nelide, dopo la defezione del cantante e chitarrista K, si ricostituiscono in un quartetto di “rock da cameraâ€. Nasce così il nuovo progetto Il generale inverno. Il gruppo presenterà il primo album “Mohole†sabato 26 febbraio in uno showcase in programma all'Alcatraz di Milano, alle ore 23.00 (ingresso 11 euro). Nell’estate del 2004, dopo cinque anni di concerti e due album pubblicati con il gruppo veronese Lecrevisse, Brad, il Maestro, Matteo e Nelide, dopo la defezione del cantante e chitarrista K, si ricostituiscono in un quartetto di “rock da cameraâ€. In ottobre registrano con Marco Bozzo, Davide Colombo e Massimo Pellegrini di Inso Studio, presso il Teatro di Locca (Concei, Valle di Ledro TN) il loro primo album che ha titolo “Mohole†(Jestrai Records/Venus distribuzioni). Dalla canzone anni trenta al post rock strumentale anni novanta, passando dal jazz, fino al tango argentino. L’album, prodotto dal gruppo, è caratterizzato da un approccio al suono d’insieme minimale e talvolta scarno, che da all’ascoltatore la sensazione di un lavoro più acustico che elettrico, anche se lascia spazio a sferzate emotive, cluster di rumore melodico che tagliano quella costante sensazione di malinconica rassegnazione propria dei testi scritti in italiano. Il generale inverno: venne chiamato così l’inverno russo dopo la rovinosa spedizione in Russia di Napoleone Bonaparte…l’inverno decimò un intero esercito in ritirata. Il suo significato per noi sta nell’impotenza dell’uomo di fronte alla forza della natura…l’uomo si crede onnipotente, anche nei confronti di suoi simili come dimostra una guerra, e alla fine si scopre insignificante di fronte al semplice apparire di un evento naturale come l’inverno, o un’onda dell’oceano per restare nell’immediata attualità . L’album “Mohole†prende il nome di un progetto di perforazione della crosta terrestre mai attuato e il nome di un personaggio mai nato di un racconto di Calvino che si intitola “Palomarâ€â€¦diciamo che gli abbiamo dato vita e anche una “voce†(è anche il titolo di un brano “pseudostrumentale†del cd).
LaScena .it
Cristiano Minelli
Il Generale Inverno è un sofisticato quartetto “rock da camera†nato dalle ceneri dei Lecrevisse, compagine veronese con alle proprie spalle due album pubblicati ed un’ampia attività concertistica; “Moholeâ€, il loro album d’esordio – registrato nell’ottobre del 2004 per la bergamasca Jestrai – è un lavoro molto articolato e complesso, di non facile assimilazione se non dopo ripetuti e attenti ascolti. Le invidiabili capacità tecniche dei membri del gruppo permette loro infatti variazioni timbriche e strumentali non comuni, con il risultato di ottenere un sound ampio e mutevole, passando da oniriche atmosfere acustico-cantautoriali (vedi Innamorale) a dissonanti e distorti riffes di palese matrice rock (f (x;y)). Brad, cantante, chitarrista e autore dei testi e delle musiche, tende però nelle sue linee vocali un po’ alla ripetizione, con cantati sia nelle metriche che nei vari vocalizzi troppo uguali e se stessi, seppur declamando testi di indubbio valore artistico. Forse per questa, come per altre endemiche motivazioni legate principalmente a questo tipo di composizione, l’ascolto dell’album nel suo insieme risulta faticoso e pesante, venendo a distrarre fatalmente l’attenzione di un fruitore - il sottoscritto, nel caso specifico - in prima istanza molto attento e entusiasta delle bellissime melodie che scaturiscono dalle prime battute delle tracce iniziali, per poi perdersi in avvolgenti tessuti musicali tendenzialmente in debito di quella vena creativa in grado di rendere accattivante l’opera nella sua interezza. A parte le suddette piccole carenze, Il Generale Inverno costituisce comunque senza ombra di dubbio un patrimonio artistico da tenere in grande considerazione nell’arido panorama musicale nostrano, nel presente ma anche e soprattutto negli anni a venire.
DiRadio.it
In principio furono i Lecrevisse, poi K, cantante e chitarrista, lascia il gruppo e quel che rimane della band sceglie di schiacciare il tasto di reset.
Nuovo nome, dunque - Il Generale Inverno, a rievocare la fallimentare spedizione russa durante la quale Napoleone ed il suo esercito furono piegati dal gelo - e diversa messa a fuoco per quanto concerne il sound, sebbene qualche punto di contatto con i due dischi a firma Lecrevisse lo si riesca ad individuare.
Un rock minimale ed intimo, suonato in punta di plettro ed arricchito da inserti di violino, mellotron, theremin e rhodes, che non disdegna puntatine in ambito più propriamente post; questo il contenuto di Mohole e queste le linee guida su cui Il Generale Inverno ritaglia melodie continuamente attraversate da liquida malinconia.
Il risultato, nel complesso, supera agilmente la sufficienza: buone le capacità di tessere trame avvolgenti e di colorarle in maniera tutt'altro che banale.
Per il resto le qualità del quartetto emergono nitide dalla circolarità di Innamorale, dai timbri gravi che caratterizzano Di Futuri Incomodi e da quelli più taglienti di Appena Appena e di Una Pura Formalità . Buoni anche i testi, che si soffermano su immagini introspettive e, spesso, eteree che ben si sposano con il sound della band.
Qualche limite non riesce a renderlo emozionante come potrebbe, ma, per il momento, segnalarlo come proposta interessante è quantomai d'obbligo.