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Tutto ciò che conta è il viaggio.
La destinazione è solo la molla che ci convince a salire a bordo, un qualcosa che esiste solo nella nostra testa e che non ha vere case ne’vere facce, ma un cielo talmente vicino da poterlo toccare.
Tutto ad un tratto, mentre guardi fuori del finestrino, decidi di premere quel pulsante che per tutto il tragitto ti sei limitato ad osservare. A quel punto senti i freni stridere e sei costretto ad aggrapparti al corrimano per non cadere: lo sfiato delle porte, l’aria nuova che ti entra nei polmoni.Il nostro di viaggio cominciò nel mese di settembre del 2005, quando tutto sembrava dipinto per me e trascorrevo le giornate a consumare le dita sulle sei corde che più ho amato nella vita.
L’ingresso difettoso del mio vecchio Marshall faceva impazzire i miei due fratelli, Federico e Giorgio Galli, con i quali mi barricavo in camera da letto a registrare i primi pezzi.Federico è sempre stato un essere complementare a me.
Nel senso che se un alchimista riuscisse a creare un ibrido di noi due, il risultato sarebbe una sorta di spregiudicato-timidissimo genio creativo, spudorato mentitore e al contempo sincero e stupido romantico.
Per molti versi, un mostro.
Non riuscivamo a finalizzare il lavoro, tant’è che un giorno, mi fa chiamare in classe dicendomi di aver trovato un batterista.
Fu facilissimo fare due più due.
Insieme al suo amico di sempre, Giambattista Di Giorgio, che suonava il basso, chiudemmo dietro di noi le porte di ferro di un ex pollaio delle campagne pescaresi, e lo riempimmo di rumore.
Il primo anno fu molto prolifico e ci vide increduli spalle di artisti innominabili tra cui Enrico Ruggeri, Pier Cortese, Eugenio Bennato, Niccolò Fabi, Ricki Portera.
Soltanto che il suono non era quello giusto.
Decidemmo quindi di rivedere la formazione, sostituendo non senza lacrime al caro Bender, il talentuosissimo Davide Cancelli, l’uomo che faceva al caso nostro, perché era in cerca come tutti noi della sua propria dimensione musicale.
Anche Giorgino decise finalmente di diventare parte attiva della band. Ora, essendo stato per anni dj, poi sound engineer, ed avendo riversato gran parte della sua vita nella musica elettronica e house, non poteva che andare a rivestire il ruolo di sampler-man, ossia colui che se ne sta buono ad un angolo del palco, sparando negli altoparlanti ogni sorta di diavoleria sequencerizzata.Ristrutturammo la vecchia casa di campagna ricavandone il FERMATALab, nostra base operativa, studio, e chiave di volta dell’intero progetto.
Così, dopo aver ridato assetto alla squadra, con l'introduzione di Paolo Mazziotti, il bassista geologo, siamo arrivati ad oggi: cinque viaggiatori stanchi della provincia, pronti ad arrivare in capo al mondo.
Il viaggio è appena all’inizio.
Vieni con noi se ti aggrada.
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