Federico Aicardi

..Federico Aicardi nasce ‘farmaceuticamente’ e ‘chitarristicamente’ a Bologna il giorno 4 del mese di Maggio, è un Toro (e ne ha tutta la forza prorompente), per il resto è cittadino del tempo e dello spazio, specialmente dell’anima.Tra Viagra, chitarra, Aspirina, poesia e fantasia… è un folle ribollente farmacista in ritardo anticipato di secoli. Brilla la notte in farmacia tra angoli oscuri di strana poesia,chitarre sognanti…tra vasi dipinti di erbe e melisse.Qual è la molla che spinge un dottore farmacista a scrivere canzoni anziché ricette?Le battute potrebbero sciuparsi, pensando alla enorme mole di sostanze farmaceutiche proibite nella sua disponibilitàMa sarebbero fuorvianti,perché Aicardi è matto,al naturale,nel senso buono della parola,matto da legare.La sua follia si risolve nella sua pervicace volontà di scrivere versi accompagnati da una musica semplice, diretta, talora antica,ma sempre molto gradevole.La sua genuina simpatia trascina folle ai suoi concerti,nei locali dove esibisce spessissimo.Tra il suo pubblico si confondono,a meraviglia,professionisti e sderenati di ogni genere,borghesi ed artisti di ogni fatta,semplici amici.Suonano per prime le note di “Anni di cuoio”(brano che dà il titolo al cd dedicato all’indimenticata ala rossoblu Ezio Pascutti genio e sregolatezza dell’ultimo lontano scudetto del Bologna del ’64 vinto con lo spareggio contro l’Inter,famoso anche per un pugno mostrato in nazionale al russo Dubinski che lo fece diventare “capro espiatorio”)e il pubblico si infiamma sulle gesta musicate di calciatori,che ricordano quasi gladiatori di epoca che fu.testi prevalgono nettamente sulle melodie, nonostante i brillanti arrangiamenti curati dai musicisti del gruppo, i7Cappotti (tra loro alcuni tra i migliori musicisti italiani come Domenico Loparco al basso che ha suonato con Vasco,Bennato,Dalla,De Gregari,Ivan Graziani,Zero;Filippo Mignatti alla batteria che ha suonato alla trasmissione Markette con la band Combo Farango;Guglielmo Pagnozzi al sax,che ha suonato con Conte , Roy Paci e ha fatto tutto il tour nei teatri con Albanese;Checco Coniglio tra i primi trombonisti in Europa che ha suonato addiritura con Chet Baker e nella mitica Doctor Dixie Jazz Band di Pupi Avati e Lucio Dalla;Vera Pitarelli: Teo Ciavarella, Montefiori Cocktail ecc. alle percussioni ), che lo inseguono letteralmente sul palco in ogni concerto.Perchè Aicardi non sta stare fermo, va e viene dalla scena,dà l’impressione di averla in pugno e poi la sfugge,con lo stesso sorriso con il quale un istante prima l’aveva fatta propria.E’capace di chiamarti sulla scena a cantare una canzone.Canta sé stesso,per lo più,e le notti di una giovinezza bolognese spensierata che,a dispetto della sua musica e dell’immutato sfondo delle osterie,non è né quella gucciniana,né quella meno romantica delle ultime stagioni.Talora si ha l’impressione che viva il concerto come mezzo per ricreare atmosfere perdute ed occasioni sfumate,e divertirsi,in un totale disimpegno;talaltra,pare che intenda dire qualcosa di sé,sviando l’attesa con un messaggio a favore di questa o quella associazione canina.La straordinaria facilità con la quale colloquia con il suo pubblico – che vorrebbe tutto indistintamente amico, prima che ascoltatore – è la nota peculiare di questo cantautore bolognese.Che travolge,prima di ogni altra cosa,per la sua persona,vitale e sfrenata.Porta con sé,perennemente,quella che,tempo fa, sarebbe stata avvertita come una contraddizione.Un figlio della Bologna dotta e borghese, con la chitarra in spalla. A volte caricata sullo scooter, insieme al suo cane Caterina. A volte in un’automobile , stracarica di oggetti e dei suoi bellissimi tre figli.La nostalgia – questa volta non del passato come in “Anni di cuoio”, ma del non detto, dell’incompiuto – emerge da “E non Invento”, la canzone che gli valse la vittoria al festival di Castrocaro nel 2000.Con la benedizione – e anche un po’ di penna – di Fernanda Pivano(coautrice di 2 suoi brani e presente a moltissime sue esibizioni),Aicardi scrive altre canzoni-suona al Premio Tenco nel 2003,suona e accompagna Fernanda Pivano in un reading al Roseto di Roma al Circo Massimo e al nuovo Feltrinelli di piazza Duomo a Milano- ma continua a cercare la lirica delle parole e rifugge inutili divagazioni musicali.Apprezzato da Francesco Guccini ,che spesso incontra in osteria…e con cui se capita allegramente duetta con vecchie canzoni argentine,è molto vicino proprio a quel modo di fare musica stile Bologna anni’70:un’osteria,una chitarra e si canta.Disdegna la svolta rock, invocata dai più, ma non si siede sugli allori.Riesce ad unire musicisti di estrazione e vocazione diversa,e forgia temi melodici vagamente ispirati al mondo latino, ammiccando ad un Jazz italiano, sobrio e carismatico.Cerca nuovi sbocchi per riuscire ad esprimere le sue parole,che continuano ad evocare un effetto emotivo,vagamente poetico,con un risultato indubitabilmente integro.Così che riesce a restare sempre sé stesso,in un panorama musicale che,per contro,impone scelte obbligate.E continuerà a cantare canzoni a lungo, continuando a darci l’impressione che la musica,per lui sia soltanto un’occasione.CONTATTO: [email protected]

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