Non c’è scampo, nel loro silenzio le immagini di Laura Gianetti si fanno fortemente sentire. Dichiarano la loro esistenza artistica, gridano la loro bellezza.
Si tratta di una bellezza non canonica, e per questo più interessante. La si può veder seguire le linee di una ruga intorno agli occhi, può emergere da una piega di carne in un corpo obeso, esplode all’improvviso nell’espressione di un volto assorto.
Laura Gianetti punta il suo sguardo spietato, diretto, sincero e affamato sul non comune senso estetico, ne scompone i pezzi e liberandosi dalle ipocrisie restituisce grande dignità .(Valentina De Carli)Laura Gianetti è una giovane artista che possiede un dono speciale: l’occhio-belva, lo sguardo affamato. Lo è per come lascia che questo mondo le esploda davanti agli occhi, per nutrirsi dei suoi frammenti e plasmare con mano abile ciò che resta dei detriti, delle contraddizioni fatali, dei paradossi e delle utopie spezzate. Qualcuno ha detto che la sua arte urla, che quei volti silenziosi, muti e immobili, stampati, xilografati, dipinti, macchiati su juta, carta, plexiglass urlano. Ed è vero. Poiché è soltanto attraverso un urlo silenzioso e pieno di rabbia che i soggetti dei suoi lavori possono dimostrare di esistere, perché nella realtà essi sono semplicemente scherzi della natura, donne obese, bambini abbandonati, malati o vecchie rockstar distrutte dai propri eccessi. Ridona loro la dignità smarrita e rubata dal buon senso ipocrita del pensiero comune. Perché sono loro, soprattutto loro, a subire e vivere quotidianamente la follia del mondo.
“E’ tutto VeRoâ€: Parallelamente alle incisioni e alle xilografie, Laura Gianetti propone “E’ tutto VeRoâ€, installazione sui generis dove l’artista gioca con la propria passione per l’arte, rappresentata come una lotta di soldatini giocattolo su una scacchiera di juta, dove il cromatismo complementare diventa lotta tra le diverse istanze e volontà creative.---------------------------------------------------
-----------------------------------Laura Gianetti è una giovane artista che possiede un dono speciale: l’occhio-belva, lo sguardo affamato. Lo è per come lascia che questo mondo le esploda davanti agli occhi, per nutrirsi dei suoi frammenti e plasmare con mano abile ciò che resta dei detriti, delle contraddizioni fatali, dei paradossi e delle utopie spezzate. Qualcuno ha detto che la sua arte urla, che quei volti silenziosi, muti e immobili, stampati, xilografati, dipinti, macchiati su juta, carta, plexiglass urlano. Ed è vero. Poiché è soltanto attraverso un urlo silenzioso e pieno di rabbia che i soggetti dei suoi lavori possono dimostrare di esistere, perché nella realtà essi sono semplicemente scherzi della natura, donne obese, bambini abbandonati, malati o vecchie rockstar distrutte dai propri eccessi. Ridona loro la dignità smarrita e rubata dal buon senso ipocrita del pensiero comune. Perché sono loro, soprattutto loro, a subire e vivere quotidianamente la follia del mondo.(da "OCCHIO BELVA" di Andrea Nicolò, 2007)