Sono Andrea, ho venticinque anni, nato e cresciuto a Brescia. Di questi venticinque anni almeno diciotto li ho trascorsi in compagnia di libri. Cinque vestendomi di scuro bombardando muri o infiltrandomi nelle yard di notte per dipingere treni. Tre a cantare in una band che si esibiva solo in pompe di benzina. E tutta la vita a scrivere e disegnare. Per quanto mi sforzi nel tentativo di riassemblarmi in un unico umano distinto, in me convivono senza troppi complimenti le pagliuzze e le scintille dell'incendio di Edo, le paffute ariose pacate brezze delle Blue Mountain jamaicane, l'instabilità vorace e tumultuosa delle tempeste Tasmaniane e la vastità dell'assemblea delle stelle a cui ho potuto assistere in quella terribilmente stupenda isola di Boracay, che ha lasciato segno indelebile e bruciato la retina, lasciandomi cieco nei confronti di tutte quelle prospettive che non tengono conto della resa al rischio, all'imprevedibile, al sogno, e all'immaginabile.
Sono fastidiosamente incapace di stare fermo, di aspettare quando intravedo, di non godere del cibo e del vino lentamente, di non incuriosirmi, incapace di rimanere impassibile di fronte alla bellezza, in tutte le sue forme. Corruttibilmente attratto dai colori, dalla vernice, dalla lucentezza pulviscolare e mentale, dal talento e dalla semplicità , dalle particelle fino ai macrosistemi.
Cerco con ogni centimetro di me di non sprecare la vita, non quella delle pubblicità progresso, ma quella che ci costringe a rifare conti e tracciare segni ogni secondo ripetuto nella carne, mi sforzo il più possibile di scrollarmi di dosso la fatica di essere un uomo prediligendo l'ironia, l'applicazione alla cose che rendono felici, lo stupore, la sorpresa, il nuovo, il timore, il rispetto, lascio stare a riposare i giganti e tifo per chi non ha tifo. Mi arrendo volentieri alle cose che mi fanno stare bene e mando volentieri affanculo tutto il resto.Dall'età di otto anni a volte credo di essere un robot. Che ha perso i compagni, e scordato la missione.Per tutti gli amici sono Tas.
Per gli improponibili, e quando sono improponibile, il che accade spesso o sempre, in base alle prospettive, sono Ren Cenere
Quando sono in incognita sono Gustavo Bonghetti, o el senor Mustacchio.Sono bello dentro, ma ancora non so rivoltarmi come un calzino.“il nostro destino è tragico perché siamo, irreparabilmente, individui imprigionati dal tempo e dallo spazio; ma nulla, di conseguenza, è più lusinghiero di una fede che elimina le circostanze e che dichiara che ogni uomo è tutti gli uomini e che non c’è nessuno che non sia l’universo†Borges
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