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Aleandro Baldi

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Chi non vince? Vive…
Aleandro Baldi intervistato da Maria Liana Dinacci
Colpisce immediatamente Aleandro Baldi per la tranquillità con cui si racconta, per il modo in cui le sue parole costringono a una immediata riflessione sul senso più vero delle cose. Con lui ci si aspetta di parlare soprattutto di musica, concerti e vittorie al Festival di Sanremo, invece l’intervista tocca subito altri temi: il rapporto con gli altri e la possibilità che ognuno ha di costruirsi un percorso di vita sereno.
Ai successi della carriera artistica Aleandro accenna appena: essere diventato un cantante italiano molto noto e aver dato vita a successi internazionali come Non Amarmi (canzone che nella versione spagnola cantanta da Jennifer Lopez e Marc Anthony ha venduto ben otto milioni di copie) sembrano quasi accidentali scherzi del destino, doni arrivati un po’ per caso, mentre lui era impegnato ad affrontare altre faccende più importanti. Aleandro ha sempre cercato di scoprire di più, di sé, degli altri e della realtà che viviamo. Ha affrontato le difficoltà a viso aperto, ricavando dalle esperienze dolorose preziosi spunti per costruire una propria visione del mondo. È grazie alla voglia di andare in profondità che ha saputo superare i dodici anni trascorsi nell’Istituto per Ciechi di Reggio Emilia: «Sono entrato in collegio a cinque anni - ricorda - ma non riuscivo a capire bene perché dovessi andarci. Mi dicevano che per noi ciechi il mondo esterno sarebbe stato pieno di insidie, che avremmo dovuto avere attenzioni speciali e imparare a difenderci. È stato così che ho cominciato a percepire che esisteva una differenza tra vedenti e non vedenti, tra handicappati e non».
Aleandro, ancora giovanissimo, venne inizialmente influenzato dalla visione del mondo che gli veniva proposta per prepararlo alla “vita da non vedente”, ma poi, grazie anche ad un amico operaio che lavorava nelle officine dell’istituto, riuscì a far prevalere il suo istinto: «In fin dei conti, con i miei limiti, convivevo fin dalla nascita in maniera del tutto normale. È vero, a volte può capitare che le persone si comportano in modo un po’ strano con i ciechi, ma succede perché non conoscono il problema. Una volta che si stabilisce un dialogo, si impara ad affrontare la situazione insieme. Con le persone con cui ho potuto dialogare i pregiudizi sono sempre caduti».
Quindi la ricetta contro il pregiudizio è la buona comunicazione, ma non solo. Per Aleandro importante trovare il giusto equilibro tra la propria identità e le influenze esterne: «Per stare bene con se stessi, credo che la scelta vincente sia limitare al massimo l’impatto del giudizio altrui. Spesso in noi c’è il forte desiderio di dimostrare qualcosa agli altri, è come se in qualche modo rimanessimo sempre scolaretti, anche da adulti. Ho provato molte volte quella sensazione, ma poi nel profondo ho capito che non era “sana” e ho cercato sempre più di levarmela di dosso. Sono convinto che i non vedenti non siano costretti a dimostrare di più per essere considerati normali, come mi dicevano in collegio. Io sono come sono, e se cerco di migliorarmi è per aumentare il mio bagaglio di esperienza, per stare bene con me stesso».
Conferma ne sia il fatto che Aleandro non ha mai voluto avere un approccio alla carriera di tipo competitivo, non ha mai considerato la carriera artistica come un riscatto dalla sua condizione di handicap. Quando ha capito che la musica sarebbe stata importante nella sua vita, ne è stato felice a prescindere dai risultati che avrebbe potuto raggiungere. «Nell’86 provai a fare il primo disco impegnandomi, ma senza aspettarmi nulla. Mi dissi “Io sono qui con la mia passione. Chi mi ama mi segua”. Allora lavoravo in ospedale come massofisioterapista - racconta - e non pensavo all’attività artistica come ad un lavoro vero. Non sentivo di dover dimostrare niente a nessuno con la mia musica». E quando i risultati positivi arrivarono, Aleandro ne fu felice, ma riuscì a rimanere con i piedi per terra. Scelse consapevolmente di non entrare nella mentalità che lui chiama “Vincere o morire”: «Io credo che la vita possa dare grandi gioie anche senza essere sempre i primi». Facile a dirsi, ma forse quando i nostri sogni non si realizzano è difficile accettarlo… «Sì, ma si continua semplicemente a vivere - risponde Aleandro con spiazzante sicurezza -. L’importante non è vincere, ma vivere: fare esperienze, ricordarsele, trarre da ciò che ci accade delle conclusioni costruttive».
È con questo spirito che Aleandro affronta ogni difficoltà. Qualche anno fa per ragioni di salute avrebbe potuto perdere per sempre la possibilità di cantare. «Mi ricordo che cercavo di trovare altre fonti di soddisfazione - racconta -. Cercavo di fare altre cose che mi rendessero felice lo stesso Ho sempre pensato che nella vita non si debba tendere ad un traguardo unico. Se non avessi potuto cantare di professione, avrei fatto un'altra vita…avrei trovato altre strade per stare bene».
Quel problema di salute per fortuna è stato superato e la carriera di Aleandro prosegua da oltre vent’anni. Oggi il suo nuovo album “Liberamente tratto” viene presentato durante un tour internazionale che tocca, tra gli altri, Italia, Francia, Belgio, Olanda e Svizzera. Il disco è uscito da pochi mesi e contiene unidici inediti: «Alcune nuovi pezzi sono ispirati ai Viaggi di Gulliver, ma la maggior parte nascono da mie sensazioni, esperienze e vissuti. Non come non vedente, ma come persona».
Maria Liana Dinacci


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Member Since: 11/16/2006
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Record Label: Drycastle Records
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