A Nord del Circolo Polare Artico, nell'Europa settentrionale, esiste una regione: la Lapponia. E' una regione sterile, parte montuosa, parte piana, con boscaglie e cespugli. Il clima è rigido. In questa terra vivo io, un simpatico vecchietto chiamato Babbo Natale. In una capanna del bosco, tra alberi e ruscelli, coltivo il mio orticello, curo le mie renne, vivo tranquillo. Vesto sempre di rosso, il mio colore preferito. Sono un vecchietto assai buono e generoso ed aiuto tutti i miei vicini. Un giorno pensai che fosse troppo poco quello che stavo facevo e decisi di studiare come dare agli altri qualcosa di più. Feci un sogno: Nel sogno mi apparve un angioletto: era molto bello e grazioso e, con voce soave, mi parlò del mondo lontano dove tanti bambini aspettavano un dono che però mai avrebbero potuto avere. L'angioletto mi disse che sarei dovuto partire e caricare la mia slitta con tanti regali: glieli avrei fatti trovare io. Le mie renne mi avrebbero guidato e mai mi sarebbe mancato il loro aiuto. Fiducioso risposi che avrei ubbidito. Al risveglio mi ricordai il sogno e decisi subito di partire. Uscii dalla mia casetta attaccai alla slitta le renne più forti…così divenni Babbo Natale e cominciò la mia avventura. Attraversai boschi, colline e montagne, passai ponti e superai valli, sempre alla ricerca di chi poter aiutare. Arrivai in una città bellissima, dove pensai che tutti fossero felici. Ma non era così! Infatti, mi fermai davanti ad un grande edificio, mi sembrò di percepire dei pianti di bimbi. Mi trovavo di fronte ad un orfanotrofio dove molti bambini piangevano nella loro solitudine. Capii che quello doveva proprio essere il luogo dove portare un pò di gioia. Suonai alla porta e una donna mi aprì domandandomi che cosa volessi. "Sono venuto a fare visita ai bambini che si trovano qui. Ho portato dei doni per loro" "Bravo! - disse la signora - questo è proprio il giorno di Natale e questi poveri bimbi non hanno nessuno che si ricordi di loro." Entrai e, come mi videro così vestito di rosso e allegro, mi si fecero incontro festosi e cominciai ad aprire un grosso sacco. Tutti gli occhi erano sgranati per vedere che cosa ci fosse. Ecco la prima scatola! Come fu aperta saltò fuori un orsacchiotto e tutti si misero a ridere. Altre scatole contenevano giocattoli d’ogni tipo, mai sognati da quei bimbi. Ero più felice di loro e capii che quella era proprio la mia missione: portare doni ai bambini il giorno di Natale. Saltando e ballando per la gioia, proseguii il mio viaggio. Mi trovai davanti ad un altro grande edificio e volli entrare per vedere se ci fossero bambini. Era un ospedale! I ricoverati erano tutti piccolini di pochi anni. Portai con me dolcetti e regali e li diedi a tutti quei bimbi. Com’era bello vedere la loro felicità . Volli andare negli altri reparti. C'erano adulti malati e tristi. Anche a loro portai doni: non giocattoli, ma libri e leccornie. Tutti erano stupiti e il sorriso ritornò sui loro volti. Cammina, cammina, anzi galoppa, galoppa, mi trovai vicino ad una casetta. Bussai alla porta: sentivo che lì ero atteso. C'era un grande albero addobbato, un abete e, ai piedi, un gattino assai grazioso che si divertiva con un giochino. Misi sotto l'albero alcuni doni cercando di indovinare i gusti dei padroni di casa. Poi rimasi a guardare. Ad un tratto due bimbetti si affacciarono alla porta con un bel pigiamino a fiori. Di soppiatto scrutarono la camera e videro i pacchi ai piedi dell'albero. "Hai visto? Quanti regali, - disse il maschietto alla bambina, - chissà chi li ha portati!! " "Li apriremo domani mattina con mamma e papà " - disse saggiamente la bimba. "Chissà se ci sarà qualcosa anche per Michelino!" Michelino era un bambino handicappato e per questo non si era unito ai fratellini per la perlustrazione, Rimasi pensieroso, quando capii di che si trattava. E pensai: "Che cosa potrà mai piacere ad un bimbo sulla sedia a rotelle? Certo non una palla né un cerchio. Il poverino non può correre". Pensa e ripensa decisi di procurargli un esserino vivo e docile. Il gattino c'era già . E allora? Allora decisi per un uccellino. Un uccellino ammaestrato, che gli volasse in mano ad un suo richiamo per prendere il cibo e cinguettasse per rallegrarlo. Già ! Ma Musetto, il gattino di casa, come si sarebbe comportato? Si sa che i gatti acchiappano gli uccelli oltre ai topi...e allora? Bisognava tenere Cip Cip in una gabbietta, non tanto piccola, perché potesse svolazzare e, quando lo si faceva uscire, stare attenti che Musetto si trovasse in un'altra camera. Di questo si preoccuparono i fratellini che, trovata la gabbietta accanto a Michelino, capirono il da farsi anche perché nella gabbia c'erano le istruzioni lasciate da me e furono felici del dono che aveva ricevuto il fratello e con lui si rallegrarono. Così continuai il mio viaggio. Sorvolai mari e montagne, città e villaggi. Già : le slitte avevano il potere di alzarsi in volo! Arrivai in una città sconosciuta con tanti grattacieli. "Qui sì che ci sarà da fare!" pensai. Infatti gli abitanti erano moltissimi ed i bambini assai numerosi. Scesi in una zona della città dove gli abitanti erano all'apparenza molto poveri. Non vivevano in belle case, ma in catapecchie, che contrastavano con le sfarzose abitazioni vicine. Le persone che abitavano lì non avevano quasi più desideri. Ma i bimbi, come tutti i bambini del mondo, sognavano. Sognavano giocattoli, dolci, felicità e sapevano che a Natale possono avvenire anche i miracoli. Conoscevano il Natale, ma temevano che sarebbe stato un giorno triste come tutti gli altri. Ma si sbagliavano: infatti, capii che proprio lì dovevo fermarmi. Mi presentai da loro ed offrii tante di quelle cose che neppure potevano sognarsele. Gli occhi sgranati, stupiti, ma pieni di felicità quei bimbi non sapevano dire altro che "Grazie, grazie, grazie!" Il viaggio prosegue. Lungo la strada incontrai paesaggi nuovi. Dopo aver scavalcato monti, superati fiumi e città , arrivai in un bellissimo paesino di montagna. La neve era scesa in abbondanza e lungo le piste gli sciatori sembravano volare. "Ecco un modo per festeggiare l'inverno. E poi dicono che sia una stagione triste. Certo, non c'è sempre il bel tempo, ma la natura offre spettacoli sempre bellissimi e anche la neve ha il suo pregio". "Non è questo lo scopo del mio viaggio - pensai - devo affrettarmi perché ho ancora tante case da visitare". Un elfo, con le ali di farfalla, udì queste mie parole e si complimentò me. Mi propose di accompagnarlo in una casetta dei dintorni dove qualcuno, nella sua solitudine temeva di essere stato dimenticato da tutti. "Dovrai calarti dalla cappa del camino per non farti scoprire, e lasciare lì i tuoi doni. Poi potrai osservare la gioia di chi li troverà con tanta sorpresa." Sempre gioioso, non mi feci ripeter l'invito e, allegramente, saltai dentro il camino anche se era un po' stretto per me. Deposi tanti doni quanti più potevo e si fermai per osservare la scena. Ben presto un vecchietto, che non riusciva a dormire, si avvicinò al camino per accendervi il fuoco. Al vedere tutti quei pacchi d’ogni forma colore, pensò ad uno scherzo o di avere le traveggole. Prima di aprire i pacchi li rigirò tra le mani osservandoli da ogni parte. Avevo scritto il suo nome su ciascuno, quindi il vecchietto capì che erano stati messi proprio per lui. Credeva di sognare. Mai aveva ricevuto tanti regali. Quando li aprì non finiva di esclamare: “OOOOOHHHHH!! Un cappotto, un paio di pantaloni, un paio di scarpe, un giaccone, una sciarpa e tante cose buone da mangiareâ€. Non era mai stato così felice e dimenticò la sua solitudine e la sua povertà . Io ero più felice di lui e non mi trattenni dal battere le mani per la gioia. Così il vecchietto si accorse di me e capì che anche i sogni, a volte, possono diventare realtà . Proseguii la mia strada per tutta la notte, mentre anche la luna sembrava festosa. Le stelle brillavano in cielo, tutto era un sorriso e ognuno si sentiva più buono. La notte trascorse così veloce che l'alba mi trovò ancora in cammino. Presto però cercai di scomparire per non lasciarsi scorgere dai mortali a cui tanto avevo dato con il mio amore.