.. ..Cominciò dall'Origine ... senza perdere tempo con, prefazioni-introduzioni-note biografiche dell'autore e senza, minimamente pensare, al titolo. Vedevo, con occhi da gatto e attenuanti di colore in simbiosi allo stupore, l'evasione della coscienza e del buon senso. La normalità delle cose si divorava, nell'osceno e sempre più ampio teatro del quotidiano indigesto vivere, alquanto monotono e deprimente. Come il mio volto d'altronde; sempre più secca la sua visione, rispecchiava la tetra immagine di albero, ormai stanco di dare germogli, con riflessi sempre più scuri, più cupi e sguardi invasati da pensieri pericolosi, come matrici di violenza, come divulgatori dell'odio, ma placati, come adoratori amanti la rigidità dell' inibizione e le sue più svariate fobie, come fossero, pensieri censurati dal mio essere ... come se preferissero, il buio alla luce ... appesi, si! Appesi ai rami del possente e maestoso albero del tradimento... liberi di arrampicarsi, adorarlo, maltrattarlo, ma incatenati ad esso da una volontà, senza razionalità, l’istinto. Allo stesso modo del cuore per intenderci, batteva, ma solo perché pratico all'atto. Tutto ciò, come fosse il carcere, di un sistema imposto dalla mia anima... la detenzione del me stesso, di quello che il sistema ha deciso di uccidere prima di nascere, perché ritenuto ostile, l'evoluzione controllata, come fossimo prodotti in serie di una grande macchina, con i suoi errori di calcolo e con i suoi svariati metodi per lo scarto del prodotto marcio, cioè, che non si attiene, ai requisiti richiesti per l'introduzione al libero commercio. Ma il discorso atto alla comprensione generale odierna, è un po' più complesso, l'Origine, quindi, cominciò ad arrampicarsi con unghie d'acciaio al mio caro albero ... Due fummo, Due cristalli di ghiaccio a simmetria esagonale. In Principio, perfetti sconosciuti, uniti da un unico desiderio che si placava sul terreno. Quasi perplesso... Uno apparve diverso, in contrasto, come in natura o per natura, se meglio scorre, per il carattere. (Che tutti custodiamo con orgoglio perché insicuri di conoscerlo, ma certi di avercelo fino in fondo.). Fu come indispensabile all'evoluzione, che personalmente conta molto di più della disciplina famigliare, se ti imbatti in una scalata impossibile e non c'è ombra viva ad obbligarti di non farlo. Ci sei solo tu, tu e lui, parte integrante del tre, fratello del sei, padre e figlio, del nuovo che si avvicinava possente, dinanzi alla decisione, che tremolante, abbisogna di tanta forza per uscir fuori e presentarsi, anche a me stesso, come mia decisione. Ci trovammo per mano sulla strada, la grande maestra, come quella nelle cartoline ricordo, dai lineamenti sconnessi, dagli sguardi bianchi che la delineano e dagli occhi in fuga, i figli della corsa, dell' ebbrezza e del suo fiato, non osavamo voltare le coscienze a guardare cosa ci inseguiva alle spalle, cosi, ad alta età ebbe vita la conclusione. Dalla diagnosi, su scintille di metallo, la vecchia sterilità si schiuse e non ci volle molto tempo poi per capire che sicuramente la metamorfosi non avrebbe dato alla luce una farfalla sgargiante ... infatti, non aveva proprio ali, solo un corpo costretto alla vita terrena, terrore e ribrezzo nei nostri occhi avvertivano a un violento letargo per la definizione di se stessi. Quel mostro privo d'ali, in continuo lamento che malediceva la sua vita, mi fece voltare e vedere il disastro e il disordine su cui tanto mi deliziava danzare ... ok! Sospiri. .. è andata ... silenzio e frastuono adrenalinico ... fme del suono, replay.Frammenti di caos nei miei bagliori ritorti, fantastiche introduzioni, con finali in fumo e lampi di genio, che si impadronivano del mio sistema nervoso, una ramificazione, simile alle spigolose immagini autunnali, ricche di ombre taglienti che elevano l'orizzonte alla sera, del piacere che ne avevo di esserne attratto. Attratto e cosciente, giustificazioni vertiginose o tempo ingombrante, tanto dal voler giocare spesso al "Ti ricordi quella volta nei meandri della purezza ... ", e continuavo con violenta realtà a schiantarmi sulle gelide pareti dell'eden, rabbioso e con affanno come fosse la fame, cercando la concupiscente panacea, fino allo sfinimento, finché accasciato e tremolante guardo l’orizzonte... L'orizzonte ormai è ombra e le immagini hanno perso lo sfondo. Dove è andato lo sfondo? Quella paradisiaca visione dell'eternità, che ora si deforma si contorce e mi ingoia, e dentro di se e dentro di me ... Ora, mi vedo e mi sento, a camminare sull’orlo dell'orizzonte, sereno e raggiante, con Sole al mio fianco, alleato che riversa su di me le sue braccia… mi trapassa con le sue braccia, fino quasi a strapparmi con soave dolcezza l'anima, che riversa sul terreno la sua ombra dolorante. L’Anima prigioniera dentro di me, non può vedere la sua immagine riflessa, non può comprendere il mutamento ormonale, e cerca, per potersi osservare. Cerca frenetica e con rabbia, per pochi istanti di vista, per percorsi sconosciuti, cerca insaziabilmente, perdendo la retta via, smarrita e sola, cerca, e ora, anch'io, osservo lo sfondo e non vedo altri oltre che me. La fobia mi assale, smarrito e solo dentro di me, spaventato dal saper troppo, spaventato e furtivo cerco la giusta via, ma l'uscita delle mie viscere è come un labirinto tremolante indigesto, impaurito, dai lunghi denti colanti bava, di un'alba, che si sdraia sulle valli intrise ancora di gelo, ed era un fantastico gioco della mente e ora è il caos contorto dei miei occhi ciechi. Dal buio, al gioco scordinato delle luci, ai flash e le immagini di un album ricordo. Il primo anno di sofferenza e il mio terzo accasciato a terra, partorito secco e prematuro, ma col sole e il suo calore come piume a proteggerlo dal gelo, l'apatico di un angelo, vide la luce, un delirio con fusione, contorto in caduta verso l'oblio. Confusione con fusione di paura, cosa sei alle mie spalle... confusione con fusione... cosa sei alle mie spalle? Un'Era nuova! Ed io all'epicentro risucchiato, vomitato, digerito e defecato ... un'Era nuova e Dio ovunque e suo figlio sempre nello stesso posto di prima. Slitta alle fauci del velo che mi nasconde, la nausea, ed io furtivo, in assenza d'ossigeno, riaffioro in superficie, nudo di impurità ... un'Era! Era sola in me, in altri occhi, indipendenti l'uno dagli altri . L'altro volto della solita conclusione, triste, ma lucida e ben ingrassata, pronta al moto, viva e disciplinata, fra le risate di tutti noi in festa, che restiamo, ad attendere la parte assegnataci dalla fine. Se vi fosse un'unica conclusione per tutti noi, avrei meno fame ... mentre ci divoriamo a vicenda in una continua digestione affannata ... e ci ritroviamo sempre a frugare fra i rifiuti, affamati. Sono indipendente da tutto questo, subisco la digestione degli occhi che osservano i miei moti, avidamente, come fossi il piatto deliziato. In assenza d'aria respiro pensieri e voglie, la mia vita rifiuta l'istinto e le mani del gusto gli offrono le armi del delirio, ma è come battere sul freddo ferro ... senza risultato, tornato lo sfondo… solo il ricordo. Fozzi Alessandro