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IL BULGARO

About Me

------------------------------------------------------------ ----------- Apro la bocca e dico qualcosa. Mi sento il più giovane, infantile e quasi inutile. Parlo, sento che è qualcosa di gioviale, lo dico, sorrido. Qualcuno ride e gli altri mi osservano, con un sorriso stampato in faccia. "Come è potuto regredire?", si chiedono. Io rido, compiaciuto. Mi guardo attorno e penso a quanto sia facile regredire. Apro la bocca e dico qualcosa, la prima che mi salta in mente, improvvisando. Mi sento più giovane, infantile e quasi inutile. Gli altri ridono. Alcuni mi guardano come fossi sceso da un altro mondo parallelo pochi minuti prima. Mi guardano e non capiscono come, in questo turbine di conquiste quale è il mondo, si possa rimanere così infantili e immaturi. Si chiedono, gli altri, come si possa non crescere nonostante gli anni che scorrono correndo. E io glielo dimostro. La mia vita è più facile di quanto sembri. E sembra facile, vista da fuori, sembra molto facile. Ma è ancora più facile. E mi chiedo se può essere possibile o se, invece, dovrò pagare, prima o poi, il dazio per questa tranquillità e assenza di preoccupazioni. Gli altri mi guardano, mi vedono tanto ingenuo, tanto infantile. Io credo che i problemi siano per metà frutto della nostra incoscienza, per metà creazione del destino. C'è un cinquanta per cento di responsabilità da parte nostra. Così come per le fortune, vale lo stesso. E, allora, apro la bocca e dico qualcosa. Gli altri mi guardano, adesso sconvolti. E mi giudicano per quanto vedono. Io mi addormento con la tranquillità di chi si permette di camminare nel mezzo della strada, sulla linea continua, che tanto l'autobus ti può schiacciare anche sul marciapiede. E si chiude così, sul bordo, il sipario di una vita. ------------------------------------------------------------ - ------------------------------------------------------------ - Se ne sta seduto li, ad osservare il proprio riflesso, la propria persona, in un vecchio frigorifero in acciaio. La sua immagine, dal collo in giù, riflessa su quella nevera comprata molti anni orsono. Vede le sue mani, grandi e venose, incrociate, con gli avambracci sorretti dalle ginocchia. Seduto su di uno scomodo divano nuovo. Si osserva le mani. L'anulare della mano sinistra ha un tatuaggio, un segno indelebile; è l'anello nuziale. La sua dama, ora al piano di sopra troppo riscaldata dal poco necessario piumone, ne ha uno uguale. Sull'anulare della mano sinistra. Lui sta li seduto e si osserva le mani. Nell'atra, la destra, tra l'indice e il medio, muove con esperienza una sigaretta. Stretta tra le dita in un punto piuttosto lontano dalle unghie, la sigaretta si muove a tempo con le sue mani che seguono il ritmo ora battendo sulle ginocchia. Poi si fermano e si lasciano guardare ancora un po'. Al polso porta un braccialetto, lente, ciondolante. Un braccialetto di filo intrecciato che si allenta sempre più ad ogni doccia. E questo lo spinge a curare meno il suo odore. Poi si alza, sale al primo piano e la trova li, sudata e racchiusa tra le coperte bollenti. Decide che non è ancora il tempo dell'inferno e scende velocemente. Guarda il frigorifero, che lo osserva dall'angolo della cucina, immobile, lo apre e succhia qualche cubetto di ghiaccio. Per sentirsi più vicino al paradiso o, per lo meno, tra il purgatorio e il paradiso. ----------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------- Questo è il difficile. Saper ridurre una situazione, un evento, un incontro, qualche parola, una relazione, a quello che realmente è. Saper ridurre tutto al minimo. Spremere da ogni significato, da ogni immaginazione, da ogni pensiero diverso da quello che realmente è. Scremare, setacciare ogni signolo momento vissuto, ogni pensiero. Per riuscire a vedere solo la parte vera. Per riuscire a vedere solo la parte reale. Quello che ti rimane tra le mani, la polpa. Qualcuno la chiama "inutile e deleteria materialità". Io credo che tutto sia estremamente materiale, che tutto sia estremamente reale e razionalmente visibile. Che tutto il resto, ciò che reale non è, sia il frutto dell'immaginazione, dell'infatuazione o della speranza. Suona il telefono. Parliamo per quasi un ora. Discutiamo, lei sorride, io combatto. Voglio farle capire che la realtà va al di la di ogni volontà. Va al di la di ogni speranza. La realtà è come un muro alto. Puoi immaginare cosa c'è al di la. Puoi sperare di saltare più alto per esplorare ciò che quell'alto muro cela. Puoi voler veder crollare quella muraglia di cemento. Ma la verità è una. Quel muro è li, eretto e robusto, fermo e inarrampicabile. E, nonostrante tutta la tua immaginazione, non si sposterà di un centimetro. Forse, la soluzione, è cercare una via diversa, aggirarlo, con il tempo. O forse, la soluzione, è tornare indietro e cercare un muro più basso. Questo avrei voluto spiegarle. ------------------------------------------------------------ ------------------------------------------------------------ Una vita è fatta di parentesi. Petete non crederci, ma è così. Ne sono troppo sicuro ormai, dopo averlo detto cento volte e ancora di più. Ne sono sempre più convinto. Una vita è fatta di parentesi. Tante, diverse, che si aprono e si chiudono e racchiudono diversi periodi, brevi o meno. Pensate a che punto siete. Quante ne avete chiuse stasera? Magari un concerto appena terminato, un pezzo in particolare, poche parole, cantate e potenti, vi hanno svegliato la voglia di riprendere uno strumento abbandonato da tempo, riaprire gli spartiti e spolverare i tasti tutti uguali, ormai tutti grigi. Anche questa voglia rinata è una parentesi di vita. Una breve parentesi, lunga quanto quel brano, quanto la sensazione appena vissuta e finita così, con un applauso. Io ne ho chiusa un'altra. Parlando ad un'amica ho fissato il campo di battaglia, per chiarire le posizioni, per sfidarsi, per vincere o essere battuti. E, così, ho chiuso una parentesi di incertezza, di timore, di sciocca vergogna. Lorenzo ha chiuso, stasera, la parentesi più piccola della sua vita, aperta appena pochi sencondi prima quando, con gli occhi pieni di vita, ha visto quel cofano saltargli addosso. Sta bene, adesso. Lui non si fa mai male, se non dentro. Ha aperto e chiuso una parentesi di vita durata solo qualche istante. Giusto il tempo per spaventarsi e chiudere gli occhi. Una giovane seduta su di una panchina ha visto la neve per la prima volta e cosi', ha aperto una graffa sulla sua vita. ------------------------------------------------------------ -- ------------------------------------------------------------ -Rossella ascolta come nessun altro al mondo. Lei ti guarda, con gli occhi sbarrati ed annuisce. Con il mento spinto verso le labbra strette. Lei sa ascoltare e non ti interrompe nemmeno se glielo chiedi. Non può, sta ascoltando ed è troppo concentrata sul tuo racconto per obbedire all'obbligo di interruzione da te stesso imposto. Rossella ascolta come nessun'altra persona conosciuta in vita mia. Lei ti guarda, con gli occhi ora spenti ed annuisce sempre meno sicura. Parlando a fine serata ho provato ad ascoltare. Spesso si perde l'attenzione perchè il proprio turno è vicino. E si pensa solo a quello che vogliamo dire. E si pensa solo a quello che vogliamo raccontare, alla nostra opinione da esprimere. O, comunemente, si pensa ad altro, qualcosa di diverso. Io, invece, penso per la terza volta in vita mia, ho provato ad ascoltare. Ed ho fatto domande, interessato. Realmente attratto ed entusiasta per un cumulo di informazioni ricevute e recepite in arrivo. Ho provato ad ascoltare, stasera. Rossella parlava. Ma, alla prima mia interruzione, si sono invertiti i ruoli di nuovo e lei ha ripreso ad ascoltare. Con Rossella non si può ascoltare. ------------------------------------------------------------ ------- ------------------------------------------------------------ ------- L'ho scritto poco sotto; "Basta esitare per perdersi un anno di gioie. Sbagliare è più facile che ammetterlo". Prendo quello che mi rimane di una conversazione sconveniente appena conclusasi. Mi hanno chiamato Immaturo. Immaturo? IlBulgaro? E io ho chiesto se l'immaturità sia un difetto o un eterna conquista. Dipende, mi è stato detto. E, infatti, dipende. Per me è un eterna conquista. E' così difficile, come diceva qualcuno, invecchiare senza diventare adulti. Sono stato chiamato Immaturo. Come fosse un nome. Qualcuno che ti picchia sulla spalla e ti scambia per qualcun altro. Perchè non ti conosce. Ma magari ci ha indovinato.------------------------------------------------- ---------------------- ------------------------------------------------------------ ----------- Mi sveglio e mi brucia la gola. Forse la polvere, forse il freddo della stanza. Non mi ricordo più cosa voglia dire svegliarsi riposati, senza la testa pesante, senza la necessità di un paio di ore in più. Non ho fazzoletti. Solo cartaigienica. Uso quella. Me ne metto un rotolo in tasca mentre penso a quanto sia importante prendersi cura dei contatti con le persone a cui si tiene. Ci si scorda rapidamente di tutto, basta tener le cose nascoste nei cassetti della mente. E, da quei cassetti, farle risorgere con parsimonia. O farle affogare tra un calzino e l'altro per sempre. Mi dispiace per quello che mi dimentico, per come sono, per la poca cura con cui prendo la vita e per come non riesco a suddividere il tempo disponibile per dedicarlo a chi se lo meriterebbe. Ed ho capito che sbagliare è più facile che ammetterlo. Basta esitare un secondo per perdere un anno di gioie. ------------------------------------------------------------ ---------- ------------------------------------------------------------ ---------- Mezzo passo l'ho fatto. Per l'ennesima volta. Una vita si spezza di nuovo e ne nasce un pensiero. Come ricominciarla? Come darle di nuovo inizio? PRENDO TEMPO PER PENSARE. Giornate vuote di cose e fatte di cambi di opinione. Sterzate. Fino alla prossima sicurezza che, in breve tempo, sarà spazzata via per dar vita ad altro. IlBulgaro vi saluta e si chiude, prende una pausa per risolvere temporaneamente il risolvibile. -------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------- Dovrei sviscerare i pensieri. Metterli sul pavimento, stenderli, farli asciugare, seccarli. Guardarli dall'altro verso il basso. Dovrei prenderli, tutti i pensieri, e standerli davanti ai miei piedi. Poi riordinarli. Mettere dei paletti, priorità, spina dorsale di un'esistenza senza nervosismo. Mettere in ordine tutti i miei pensieri e, tramite questo processo, stabilire delle priorità dalle quali, ordinatamente, far partire l'assegnazione delle forze disponibili e non illimitate. In pratica, riassumendo, dovrei selezionare, tra tutti i frammenti di vita che scorrono, quelli meritevoli di un grado di priorità maggiore, stabilire un'ordine in base al grado di priorità assegnato e, così, riuscire ad innervosirmi meno. O, meglio, riuscire ad innervosirmi solo per ciò a cui ho assegnato un alto grado di priorità. Soltanto stendendo i miei pensieri davanti a me posso riuscirci. Soltanto fermandomi qualche ora e guardare dietro a quel cumulo di fervore, protagonismo, ansietà o pessimismo. Guardare dietro a tutto questo e, magari, accorgermi che, in fin dei conti, tutto è liscio e scorre senza balzi ne cascate. Magari rendermi conto che tutto sta andando bene. Tutto sta andando bene. Anche quando mi dispero perchè gli schizzi che inumidiscono i miei sandali non sono le prime gocce di pioggia, ma gli zampilli dalla vescica di chi, rivolto verso il muro vicino, mi piscia sui piedi. Ma tutto va bene. ------------------------------------------------------------ - ------------------------------------------------------------ Le cose succedono. Le cose accadono, si succedono. Domenico guarda impaurito fuori dalla finestra. Un tuono entra forte e spinge il gatto sotto il divano. Domenico crede che le cose succedono. Arrivano, ti fanno scappare il gatto sotto al divano e non puoi farci niente. Provi a richiamarlo, lo vedi con la testa che sfiora il pavimento, ma non puoi più invitarlo. Neanche attrarlo con un litro di latte scremato a lunga conservazione, sacrificando le prossime tre colazioni. Le cose succedono, lo ha detto anche lei. Mentre Domenico la guardava sdraiati su di un letto singolo, faccia a faccia, con un braccio che non sai mai dove infilare e che si trasforma in un formicaio affollato dopo un minuto che ha trovato posa sotto la tua pesante testa. Le cose sono cambiate anche per lui. E per lei, lui spera. La razionalità in questi casi si prende un paio di settimane e, con le valigie piene, fischia attirando l'attenzione del primo tassista per la stazione. Ti lascia solo, la razionalità. Le cose accadono e non puoi farci niente se non subirle irrazionalmente, anche a costo di mandare in frantumi i progetti che , fino a poco tempo fa, ti sembravano il futuro palpabile. Le cose succedono. L'ha detto lei, l'ha detto Domenico. Quando pensi di aver capito come spendere i soldi che, miracolosamente, ritrovi nel taschino di una camicia che pensavi di non aver mai indossato, qualcosa accade, succede, e ti trovi nudo con il taschino dipinto sul petto. Tutta illusione i progetti. ---------------------------------------------------------- ---------------------------------------------------------- Pasta. Oggi a pranzo. Un pasto che è una vita. Metto l'acqua, aspetto le bollicine, sale. Apro il mobiletto delle possibilità, delle scelte. Devo scegliere. Bavette numero 11. Le immergo. Poi ci ripenso e, con una forchetta, un po' di fatica ed il sudore che gronda e si tuffa nell'acqua salata, cambio idea. Niente più Bavette numero 11. Pennette rigate. Cerco il pacco, lo apro. Ne peso due manciate e le tuffo nell'acqua calda che intanto sta evaporando e calando a vista d'occhio. Aspetto qualche minuto fischiettando, con un bicchiere di ghiaccio tra le mani. Poi ne assaggio una. Ci siamo quasi. Aspetta, le pennette rigate si sposano bene con una salsa più ricca di quella che ho oggi a disposizione. Sbuffo, travaso l'acqua in un'altra pentola e decido di far godere il cane, che mi guarda da tempo con la bava ormai solida alla bocca. Opto allora per le Tagliatelle. L'acqua cala. Ci ripenso, Conchiglie. No, aspetta, Fusilli... Calma. Calma. Ho parlato con quegli occhi ed ho pensato alla vita. Ho pensato alla vita e ad una pentola di acqua salata bollente. Perchè quando si sta bene si va a cercare qualcosa che ci complichi tutto? Perchè quando le Pennette rigate sono quasi cotte ci viene voglia di pasta all'uovo? Per poi rimpiangerle soltanto due bocconi dopo? La vita è una pentola di acqua bollente. L'unica differenza è che sotto la prima non puoi spegnere il fuoco.------------------------------------------------------ ---- ---------------------------------------------------------- Sentirsi dieci anni di meno sulle spalle è un lusso che vorrei prendermi. Anzi, con l'invecchiare, non il crescere, vorrei che gli anni in meno da contare sulla mia schiena fossero sempre di più. Magari proporzionalmente alla pena degli ultimi anni in moneta di vita da spendere. Ieri, guidando verso il mare e poi sulla costa, ho pensato lontano. Troppo lontano. E mi sono chiesto, con una paura da gallo rinchiuso in un pollaio, quanto lontano potrò pensare tra qualche secolo. Le prospettive sono lunghe a seconda di dove siamo suduti per mirarle. I tempi, come elastici, si scorciano e si allungano, mille volte. Poi si smollano. Ciondolano senza elasticità alcuna e ti mostrano solo la loro cima opposta, la loro fine. ---------------------------------------------------------- ---------------------------------------------------------- Mi piace scrivere in stampatello. ----------------------------------------------------------- ---------------------------------------------------------- MI SUCCEDONO COSE SEMPRE MENO SPESSO. DEVO CAPIRE A CHI DARE LA COLPA. --------------------------------------------------------- --------------------------------------------------------- Chi ben mi conosce mi apra gli occhi. Insopportabile come un brufolo sulla punta del naso il giorno della foto di classe. Che ti arrossa tutta la pelle circostante ed il sole, battendo sulla faccia e insanguinando gli occhi, lo rende più visibile di una macchia sui pantaloni eccitati. Chi mi conosce bene mi offenda. Sparo sentenze e sono meno grato di un cane che morde la mano di chi lo ha sempre sfamato. Pieno di pretese e con le braccia che si scorciano quando non vedo il rovescio della medaglia. Chi ben mi conosce, per pietà, mi riporti su questa terra, piombandomi i piedi mi mostri cosa è la calma. Mi insegni come vivere senza cambiar idea, come non vedere il nero ed il bianco. Solo il nero ed il bianco. Mi insegni a bilanciarmi il meno possibile. Anche perchè, come disse un amico, quello del Sapone: "...chi è troppo abituato a vedere il bello, non riconosce più il brutto...".------------------------------------------------- --------- ---------------------------------------------------------- SOLO QUANDO STAI MALE TI RENDI CONTO DI QUANTO STAI BENE QUANDO STAI BENE. ----------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------- Apro gli occhi. Credo di aver perso la memoria la scorsa notte. Sempre che sia stata notte. Fuori è ora buio, ma potrei essere in una parte del mondo dove il sole non si vede quasi mai in questo periodo. Tappezzeria alla parete, roba araba. Una lampada colorata su di un comodino basso, un materasso a terra. Cerco di capire. Credo di aver perso la memoria la scorsa notte. E ora che faccio? Esco e vedo se incontro qualcuno? Non mi ricordo niente. Mi affaccio alla finestra. Dà su di un patio interno, voci straniere che non capisco. O non ricordo. Cosa faccio adesso? Esco? Chiedo in giro? Cerco un ospedale? C'è una sigaretta nel portacenere, ancora accesa. Dalla nascita a questa ultima boccata, non ricordo niente. Mi tocco la testa, non ho dolore. Lo specchio appoggiato al muro, su di un piccolo mobile, non mostra lividi sulla mia faccia. Che faccio adesso? Ho la barba, tra l'altro. Mai avuta in vita mia. Mai voluta prima. Ho fame. Dove vado? Che faccio qui? Il fumo della sigaretta accesa mi suggerisce che c'è stata vita in questa stanza poco tempo fa. Vita che mi sfugge. Realizzo di aver perso tutto. Tutto, se si conta che i ricordi sono quello per cui ci muoviamo. I ricordi sono ció che alimenta ogni azione. Si agisce per poter raccontare, per poter ricordare il vissuto. E, quando si pensa al passato, alle cose fatte, si tende ad eliminare la parte nera del ricordo. Si dimentica l'agonia, si dimenticano le pressioni superate, si dimentica il male subito. Rimane il dolce pensiero di ció che è stato. E io, adesso, non ricordo niente. ----------------------------------------------------------- ----------------------------------------------------------- I pensieri nascono dalla curiosità. I pensieri affollano la testa. Sono frutto del pensare che è attività inevitabile. Riempiono la testa come la mia tazza delle mance. Piena, giorno dopo giorno. Ormai traboccante di monetine. Soltanto perchè pesano in tasca e non ho la voglia di contarle per spenderle. Così i pensieri, dal risveglio al tramonto nel letto, mi scoppiettano nella mente come mais in pentola. E si moltiplicano. Uno chiama l'altro. Nascono i dubbi, tutte le insicurezze, tutto quello che poi riesco a risolvere, o meno. Uno semina l'altro, lo annaffia e lo vede crescere. Poi, con il sonno, tutto si azzera. Tutto non è ancora iniziato, di nuovo. E non si capisce perchè quell'ansia ci abbia rosicato la sera prima. Cosa era? Forse sarebbe meglio non ricordarlo. Ma l'autolesionismo è alimentato dalla curiosità. Per questo la curiosità è il pane dei pensieri. Se non fossimo curiosi non andremmo a scavare al mattino per dissotterrare quello che siamo, con fatica, riusciti a seppellire la sera. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Quando credi di aver conosciuto una persona giusta, dopo poco, ti rendi conto che sarebbe stato meglio dedicare il tuo tempo a chi sembra preoccuparsi per te. Anche se tutti ridono alle tue spalle. Scelte sbagliate, loro credono. "Devi trovare qualcuno che sa far stare bene te, non le persone che ti circondano", Uno ha detto. E mi sono illuminato. Sono andato al bagno, mi sono guardato allo specchio facendo finta di lavarmi le mani. E mi sono sentito solo. O, forse, soltanto lontano. O, forse, solo e lontano. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Egoista. Non lo sono. Credevo di si, ma non lo sono. La piccola differenza, che distingue l'egoismo da quello che regola ogni mio pensiero, è nel non esigere, da parte mia, che gli altri si adeguino al mio vivere. Non sono egoista. Ne, di certo, altruista. Non mi piacciono gli opposti. Non mi sono mai piaciuti. Per cambiare il mondo, ho pensato, soltanto per cercare di cambiarlo, soltanto per cercare di cambiare una minima parte di quello che non ci piace, bisogna essere altruisti. Bisogna sacrificare parte del nostro tempo, parte delle nostre forze fisiche, che inizio ormai da tempo a sentir mancare, parte delle nostre passioni. Sacrificare quella parte. C'è chi dice di trovar piacere nel tentare, c'è chi dice che non c'è niente di meglio da fare. Io, forse purtroppo, evito semplicemente quello che non mi piace. Ci sarà in questo mondo pieno zeppo di gente un qualcosa in inarrivato? Qualcosa che deve ancora nascere, prendere piede, prima di essere bruciato? Io cerco quello. E mi tengo lontano dai fuochi. Non lotto. Come un soldato che spara al proprio pollice in battaglia. Così, mi arrendo, e me ne sto sulla barella. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- E' IMPORTANTE ESSERE FELICI. PER ESSERE FELICI BISOGNA AMARE LA VITA. SOFFERENZA, FELICITA', AMORE, DEPRESSIONE, SOLITUDINE, LIBIDINE, SAPORI, TRISTEZZA O COMPLICITA'. L'IMPORTANTE E' ESSERE FELICI. SENZA GUARDARSI ATTORNO. NESSUN GIUDIZIO E' IMPORTANTE. NEMMENO MINIMAMENTE. SE SI RIESCE A SOPRAVVIVERE FREGANDOSENE DI TUTTO IL RESTO SI PUO' VIVERE VERAMENTE. Dario lavora di notte. Pulisce il cesso quando i clienti ubriachi lo sporcano. Prepara panini in cucina, con gli occhi stanchi e una birra di troppo in pancia. Gli amici si chiedono come faccia. Ha mille qualità. Pieno di tutto potrebbe vivere con meno fatica. Ma Dario non si guarda attorno, non chiede consenso e maneggia le spugne. Lavorando ha imparato a cucinare. Piano piano. E, a casa in solitudine la notte, prepara piatti che lo riempiono di orgoglio. Nessuno lo sa. Dario cucina bene solo per se stesso. Ha una ragazza, un'amica prima di tutto. Parlano, sorridono e, ogni tanto, spendono qualche notte insieme. Lei non si chiede perchè Dario spenda ore ed ore a leggere libri che non gli serviranno a niente, se non ad arracchirlo. Legge e si sente più grande, maturo, comprensivo. Se ne frega di tutto il resto. Non perchè cerchi di non dargli importanza, ma perchè, veramente, non vede al di là dei propri piedi. Non vede niente al di là dei propri piaceri. E così, giostrando la vita con mille voci dietro le spalle, è felice. E' felice senza chiederselo. Si sente dai suo occhi neri, si vede nelle sue parole chiare. AMARE LA VITA E' SOLO QUESTIONE DI ISOLAMENTO. Dario si è isolato e pensa al miglior modo per godersela. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Sporca e rumorosa alla sera. Sporca e silenziosa, trafficata e fresca al mattino. Campo di battaglia, ring di scazzottate e conquiste. Frenetica e affollata, questa strada che mi accompagna a casa, mi marchia. Scendo a piedi nudi nei giorni di festa. Pane, qualche litro da bere, un giornale gratis. Tutto a meno di trenta passi. Se manca il sale vado io, così mi godo qualche saluto. Il ragazzo che lavora al centralino del servizio taxi mi riconosce. Alza la mano, parlando, impegnato a registrare una chiamata. Calpesto una lattina vuota, mi chiedo come si possa vivere più lontani dal rispetto. La raccolgo, la appoggio sul davanzale esterno della prima finestra e sento di aver fatto la mia parte. Non immaginatevi una grande strada. Questa vede passare poco più di un paio di auto al minuto. Ma popolata come un vespaio, come il più inutile e svogliato formicaio che si possa calpestare. Gente che a testa bassa passa e ti sussurra un disinteressato saluto. Ci passo ogni giorno e ne sento la puzza. Come non abituarsi a dormire con le proprie scarpe in camera. Questa strada, poco altro, è quello che mi rimane. Silenziosa notturna passeggiata senza meta sulla strada che ogni giorno mi porta a casa. Questo è quello che mi ci voleva. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Una bimba mi ha detto una veritá. Sempre dire la veritá a chi si ama. Soffrirá un po'. Poi capirá. Io, allora, di veritá ne ho da dirne ben poche, tante poche sono le persone che amo. Per colpa del mio concetto d'amore troppo stretto. Il mio vicino ama tutti. Lui, guardando con gli occhi socchiusi ogni madre, ogni animale, ogni figlio, dichiara il suo amore incondizionato al primo battito di cuore accelerato. Il mio vicino, trentanove anni e un mutuo in banca, dice che una volta si innamoró di una ragazza mai conosciuta. Vedendola salire sul bus ogni mattina, con la gonna corta e gli stivali che lasciavano ammirare quella sottile linea di pelle che si intravede appena sopra le ginocchia, il suo cuore scoppiava pulsando e il suo cavallo si infiammava. Lascia il numero di telefono in ogni bagno pubblico, dimenticandosi di firmare. Aspetta nuovi amori. Ama la vita ed ha amore da donare. É innamorato di tutti e vorrebbe essere ricambiato. Le vecchie donne lo guardano. Lui sorride e sposta un po' i lungi capelli dal volto. Ma pur sentendo di amare tutti, il mio vicino, non dice la veritá. La veritá è il riassunto della chiarezza. È il culmine di essa. Bisogna trovare il coraggio. L'egoismo che, spesso, appanna l'immagine di una veritá, si trasforma ben presto nell'opposto. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Sto cercando di rispiarmare. Per questo, le poche volte che mi presento nel grande mercato dei prodotti, cerco di acquistare l'essenziale. O, meglio, cerco di acquistare le materie prime. Per costruire, per cucinare, per arrangiarmi. Stasera il Rosso ha cucinato crepes. Mi ha scritto la ricetta, sono semplici ed economiche. E, scrivendo, ha messo un accento al volo; "^". L'ho notato. L'ha messo con semplicità. Così come si appoggia il cappello sul divano, appena rientrati in casa dopo una giornata di vento, dando aria ai capelli schiacciati. Così, con maestria, velocità e precisione, il Rosso ha messo un accento sulla "e". Mi sono visto correre di fronte al tondo naso tutto quello che ci separa. Me ed il Rosso. Anni ed anni di storia. Anni ed anni di lezioni, viaggi, incontri. Tutto quello che ci ha formato prima che il vento ci portasse a sedere allo stesso tavolo, per gustare una dolce serata. Immutolito davanti a quella ricetta, scritta su un pezzo giallo di carta da lettere, ho saputo carpire la distanza. Tutto mi è scorso davanti. Quello che ho vissuto e quello che devo vivere. Una voglia ha invaso il mio cervello e stretto le mie vene per farlo riempire di linfa. Aperto. Aperto e consapevole. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Nel frigorifero di casa mia c'è un piatto di riso. Fermo e rigido se ne sta nell'angolo destro, sul primo ripiano in alto, aspettando il suo prossimo turno. Aspettando di essere consumato. In quel frigo c'è del bacon. Profuma di colazione non ancora consumata. C'è del porridge ed una scatola di sardine provenienti da un altro mondo. C'è una crosta di formaggio e dei pomodori ormai maturi. Condividiamo quello spazio. Io e le mie coinquiline. Più o meno ordinatamente ammassiamo gli avanzi dei nostri vizi, dei nostri piaceri, delle nostre solitarie abbuffate notturne. Apro il frigorifero di casa mia e sento che le distanze si fanno piccole, corte. Minuscole divengono le differenze. Conservare è cosa comune. Come il ricordo di quel frigorifero, che mi porto a letto ogni notte. Conservare insieme. Così si impara la tolleranza. Così si impara il rispetto. Piatto dopo piatto, minestra dopo minestra. Incartando, rimandando, consumando lentamente. Ammassando, rimandando e ripulendo. Così si impara la disponibilità. Rubo un quarto di cipolla e mi sento partecipe delle scelte di qualcun'altro. Così, aprendo quel frigorifero, vedo il collegamento più evidente di una convivenza dovuta. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- C'ho pensato. L'ho detto ad un po' di gente, qui. Quello che voglio nella vita e' soltanto non arrabbiarmi. ------------------------------------------------------------ ----------- I panini, a pranzo, li lascio a voi. Io voglio mangiare a casa. Voglio avere il tempo di cucinare. Arrivare, togliermi il giacchetto e scaldarmi le mani. Il tempo di prendere una bottiglia, stapparla e versare qualche goccia. E il tempo per smaltirla. A pranzo, io, voglio avere il tempo di sedermi e pensare, tra un boccone e l'altro. Ma capisco che non tutti cercano tempo da dedicare a se stessi. Ognuno ha una qualità, di questo ne sono certo. Ognuno sa fare qualcosa meglio di qualsiasi altra cosa. C'è chi sa massaggiare, c'è chi sa ascoltare senza parlare di se. C'è chi sa giudicare, senza pregiudizi, e c'è chi sa servire. C'è chi sa scrivere e chi sa leggere. C'è chi sa scrollarsi di dosso tutte le colpe e chi rimane fregato senza aver commesso alcun peccato. Io, a pranzo, voglio sedermi. Voglio leggere qualche riga. Voglio avere il tempo di scaldare il pane, arrostire qualche fetta e versarci sopra un po' di olio buono. Voglio poter soffriggere, arrostire, annusare e sentire la mia faccia arrossire. I panini, le corse, le lascio a voi. Preferisco spendere bene tutti i miei secondi. Io voglio essere uno di quelli che riesce a "star bene anche di lunedì". Prendo la vita per come viene, cercando di incanalarla nelle mie necessità che, allo stesso tempo, cerco di ridurre al minimo. Il pranzo e la cena devono somigliarsi il più possibile. I panini li lascio agli altri. C'è chi è nato per fare l'amore, c'è chi lo sa fare veramente bene. C'è chi sa cogliere ogni parola e metterla in fila, dando eco a qualcosa che sarebbe altrimenti perso. Io, credo, riesco a sedermi e pranzare. Perchè le pause sono l'unica occasione per pensare a quanto stiamo correndo e cercare di rallentare il passo. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Non mi ammazzo più. Poi, per il resto, ho conosciuto un ragazzo che non parla troppo. Soltanto perchè non conosce la lingua. Ma, sono sicuro, esplode dentro dalla voglia di farsi conoscere. Ho visto tre bambini prenderne a calci un quarto. Ho pensato che il pestato, forse, imparerà più dei suoi carnefici da questa esperienza. E non ho avuto l'istinto di condannare quel trio perchè li ho visti come involontari professori di vita. Ho spese, poi, del tempo con un vecchio signore. Seduti davanti ad una birra, o più, ho visto quella paffuta faccia arrossirsi di sorso in sorso. Non abbiamo scambiato più di sette parole. Ma ho sentito che quelle erano il succo di tutta una vita passata davanti ad un bancone con una pinta di solitudine ogni dieci minuti. Ed ho cercato di capire se poter catalogare quel suo tempo passato nel fascicolo delle abitudini che tanto mi affliggono e cerco di evitare. Ho capito di non paterlo fare. Le condizioni di vita di spingono a ripetitivi momenti che sono soltanto obbligatori e inevitabili. Poi, per concludere questa giornata di fatiche e pause, mi sono fermato davanti ad un ristorante. Due ragazzi, seduti nell'angolo della sala, suonavano e cantavano musiche popolari, facendo da contorno dolciastro alle pietanze che la gente divorava. I due, prestando poca attenzione alle parole, correvano su quelle melodie come un pilota che percorre la stessa pista cento volte. Così ho pensato a come, una cosa che ci appartiene, possa perdere di importanza e bellezza perdendo la sua unicità o rarezza. Non mi ammazzo più. La vita la posso percorrere una sola volta. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Mi ammazzo. Domani mi ammazzo. Mah, non so. Sono troppo codardo per farlo. Però come lezione da darti mi piacerebbe. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Ho visto le foto di un vecchio. Un vecchio uomo, con una barba bianca, se ne stava seduto su una panchina in riva al mare. Lo stesso, in un altro scatto, guardava una traboccante padella di spaghetti arrossire il suo volto affamato, mentre, con l'altra mano, stappava una bottiglia di buon succo nero d'uva. Poi, seduto davanti ad un fuoco, lasciava arrostire quei piedi stanchi di vita, ma non troppo stanchi da abbandonare il cammino. Soddisfatto, guardava il cielo azzuro, mentre cercava di dipingere, con un grosso pennello inzuppato, la propria piccola barchetta dello stesso colore. Cercando di riprodurre, più fedelmente possibile, quella tonalità che cambia di ora in ora. E ogni foto, ogni singola stampa, succhiava parte della mia certezza. Come capire che lui, pur avendo meno tempo a disposizione, non ha più certo la preoccupazione di pensare a riempire gli anni che verranno, lasciandosi trasportare a riva come un pezzo di legno galleggiante. Questa era invidia. Arso vivo, gelosia infiammante. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Quando si è felici? Un amico me l'ha detto. Ora lo so, ne sono convinto. La felicità, cari pensatori, non è una questione di momenti. Non si è felici quando non si hanno preoccupazioni. O, meglio, non si è felici soltanto quando non si hanno proccupazioni, quando tutto sta andando per il verso giusto. No, la felicità è qualcosa di più ampio. Avvolge tutto, ogni giorno, ogni ora, è presente nel dolore e nella solitudine. Se c'è, è presente quando qualcuno ci rovescia una birra gelata sulla felpa in pieno inverno, quando qualcuno non ci porta il rispetto che aspettiamo, quando si viene derisi o quando sentiamo di avere tutto il mondo sulle nostre piccole spalle. E persino quando, aprendo la finestra al mattino, si vedono ancora le stesse nubi che coprono la luce che tanto aspettiamo. Me l'ha detto un amico. La felicità è qualcosa che va al di là di tutto questo, come un ponte che ha un inizio e non una fine, che passa sopra a tutto ciò che ci intimidisce, che ci preoccupa o che ci spaventa. Si è felici solo quando si ama la vita. E la vita, ogni vita, più o meno, è fatta di tutto questo. E' la somma di tutto questo. E l'amore, non mi stancherò mai di ripeterlo, che non è un sentimento, è la somma di tutto quello che si può provare, dal pianto alla gioia, dalla gioia alle lacrime. E, perciò, amare la vita, significa comprenderla ed accettarla, in tutto quello che ci lascia, in quello che ci toglie. Amarla quando ci cresce o quando, credendo di essere sul punto più alto della collina, ci riporta a valle in pochi secondi. Io, stasera, la vita la amo. Ma non so se sono felice. Aspetto domani per esserne sicuro. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Ma che scrivo a fare? Perché? C'è uno solo a cui importa? Devo ricominciare con le storie, basta scrivere su di me. Gli animi che si confondono, i pensieri. Tutto è solo mio. Parliamo di quanto, per esempio, sia difficile prendersi cura di qualcuno. Tanto per non parlare di me. C'è qualcuno, per esempio, che vorrebbe prendersi cura di me. E cerca di farlo. Ma lasciamo perdere, non voglio parlare di me. Parliamo di quanto sia complicato cercare di prendersi cura di qualcuno che non vuole essere curato. Io non voglio essere curato, ma qualcuno si prende cura di me, con consigli, con parole, cercando di tranquillizzare e calmare quel bollore nascosto, ben nascosto, che mi infiamma. Ma non parliamo di questo, sono affari miei. Vorrei descrivere, adesso, quel sentimento che si prova quando si cerca di prendersi cura di qualcuno che non vuole essere curato, aiutato. Di qualcuno che vuol fare di testa sua. Io, questo sentimento, non lo conosco. Perché sono io stesso a non chiedere aiuto. O, forse, a non volerlo accettare, a volermi sorreggere sulle gambe stanche. Ma parliamo d'altro. Per esempio, in questo periodo sta piovendo molto, non trovate? Preferisco le giornate fredde e non umide. Tempo, maledetto. O parlo del tempo, o parlo di me. Scegliete. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- UN'ANIMA RIBELLE NON RESISTE. Perchè ribellione è apertura, non chiusura nel proprio guscio umido. Per questo la mano, adesso, è APERTA. Perchè non resiste, essendo ribelle. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- E' un pessimo momento questo. E' un pessimo momento quello che sto vivendo, proprio mentre sto scrivendo. Tra un paio di attimi, forse, sarà diverso. Forse sarà migliore il mio stato. O forse terribilmente peggiore, fino a farmi arrossire e preoccupare. Fino a farmi scoppiare la faccia, fino a farmela esplodere e macchiare il muro bianco e senza quadri, senza figure. Fino a farmi imbrattare quel muro di preoccupazioni, come per volermene liberare. Forse sarà peggiore, fino a farmi passare la notte in bianco, fino a farmi vomitare. Forse, il momento che mi aspetta, sarà terribile, mi lascerà sul pavimento agonizante con crampi ovunque in attesa della mia dipartita. E vedrò tutto nero. Vedrò quello che mi aspetta e non ci vedrò il motivo. Non ci vedrò una ragione. Quello che mi aspetta, forse, sarà allucinante, punitivo. Per tutto quello che ho combinato. Forse le mie gambe, i miei piedi, si faranno neri e si rifiuteranno di camminare. Per non portarmi a letto. E domani mattina, dopo una notte di agonia in preda al sudore ghiaccio, avrò bisogno di qualcosa per fermare quel cervello che ciottola in un cranio troppo grande e fa male. Forse. Forse no. Forse il momento che sta per venire sarà piacevole e, come sempre, alla fine, prenderò tutto come viene e mi lascerò trasportare nell'incoscienza che mi assale. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Lo stesso ponte, sotto una diversa luce, non è lo stesso. Ogni mattina, nel tentativo di riprendere, correndo affannato, i minuti lasciati scorrere volontariamente aggomitolato nel letto, nudo come appena nato, come appena messo alla luce di un nuovo giorno, passo su quel ponte. Il sole che oggi abbaglia e fa socchiudere gli occhi stanchi, rende tutto diverso. Trasforma ogni umore, ogni sguardo incrociato distrattamente, ogni sorriso ricambiato, o non. Non ha importanza. Quel sole, che crea nell'acqua che scorre sotto i miei piedi già stanchi, un'infinità di piccoli riflessi argentei e turchesi, dorati e caldi, riesce a trasformare ogni sensazione. Riesce a cambiare la mia voglia, riesce a ribaltare le mie volontà, i miei progetti. E allora sento che quel sole è lo specchio di quel qualcosa che, dentro di me, muta ogni cosa. C'è in me, come in ognuno, una pozione, un amuleto, una formula che mi trasforma. E quella, come il sole che splende sul ponte e converte tutto quello che illumina e tocca, ha il potere di ribaltare ogni singola intenzione di resistere. Come un perfetto Mr Hide in terra straniera mi risveglio, poi, con il sole in faccia e tanti dubbi, perplessità e, talvolta, pentimenti. Oggi passo su quel ponte e vedo che quel sole è nascosto dietro a qualche nuvola. Mr Hide è ogni cosa. Ogni cosa, o persona, è Mr Hide. Anche il sole. Per pochi attimi o per tutta una vita. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Sazieta'. Fine di un ciclo. Amici che partono, telefono che suona sempre meno. Voglia di lettura, teh alla fragola, finestra luminosa e cuscini tutto attorno. Pigrizia. Qualche Amica e tante chiacchiere in solitudine. Sazieta' dovuta dall'amore. L'amore che non riesco a decifrare, che non riesco a riconoscere, forse e' qui con me. Non mi trema la voce, non sudo freddo. Sono invece paziente e rilassato. Il pensiero, la riflessione, si fanno sempre piu' lievi ed intimi. Tendo a tenermi tutto e a conservarlo per non so che, per non so chi. Di cosa sia l'amore ne sono convinto, da tempo ormai. Della differenza che corre tra questo e l'infatuazione ho scritto molte volte, qui e non. Ma quando ci caschi dentro non e' cosi' semplice da cogliere. Mi rendo conto di quanti consigli sprecati ho distribuito all'infatuato di turno. Distribuendo spiegazioni come se la verita' ce l'avessi in tasca solo io, mi trovo adesso a realizzare che ho le tasche bucate piu' di chiunque altro. Rilassato mi godo questo periodo di indecisione, di confusione piacevole e morbida come cotone, bianca come panna schiumosa che attutisce i rumori e le vibrazioni. Leggo e mi vedo in ogni libro. Discuto e mi riconosco in ogni parola. Rilassato, pianifico la fuga, obiettivo necessario, cambiamento inevitabile, foce dell'impazienza che, in fondo, mi contraddistingue. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Dalla terrazza di casa mia si vede il mare. E, se sali sopra al tetto sul quale si affaccia, puoi vedere anche più in la. Si puo' vedere la alta cattedrale dalla cupola turchese e l'arco spanico che introduceva nel porto ormai trasformato dal tempo e dagli interessi. Dalla terrazza di casa mia si vedono le basse colline che, ad ovest, nascondono il sole che le sorpassa alla sera e il cane che cerca nell'immondizia lasciata accanto alla porta nella strada di sotto, ogni notte. Su quella terrazza ho pensato in questi giorni, isolato. Aiutato da qualche amico, a volte senza aiuto. Ho pensato a come, provando a raccontare una vita, ci si soffermi soltanto sui momenti di cambiamento. Sorvolando i periodi di stasi, i periodo lisci e stabili, piani e, all'apparenza, insignificanti, si raccontano soltanto le svolte, i momenti in cui la vita ha preso un'altra piega. Dalla terrazza di casa mia ho visto che tutto quello che mi circonda, e che la circonda, meraviglioso, rilassante e attraente, non sarà mai descritto, mai raccontato, perchè immobile. So che non mi soffermerò mai, parlando dei miei anni, a descrivere quanto piacevoli siano state le ore la trascorse, quanti pensieri, grazie a quelli spazi, mi hanno attraversato la testa, da un orecchio all'altro. Pensare aiuta. La mia terrazza fa pensare. Quella terrazza che resterà sempre al di fuori dei miei pensieri mi aiuta a pensare. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- (QUATTROMANI CON SAMU)_ Ombre. Partendo dal presupposto che non siamo parte della massa, ma ombre. Ombre sparse in giro per l'universo senza cognizione di causa, ombre mai grige. Nere, come ombre affianchiamo la massa che illuminata dal sole ci produce. E produce in noi, ombre, un momento di lucidita' a meta', o forse e' solamente quella meta' la nostra lucidita' nera. Forse quell'oscura realtà, che esplode sulle nostre facce arrossate dall'ardore, e' in realta' la reale meta', mentre la meta' supposta reale e' in realta' il nostro lato oscuro. Quindi, possiamo suddividere la nostra fascia, ovvero quella delle ombre, in due categorie: MOSTRI & FEMMINE. Maschi, mostri. Femmine, femmine. Noi mostri conosciamo i maschi, mostri. Le femmine non le conosciamo in pieno. O per lo meno conosciamo solo quella parte di loro che appartiene alla fascia delle ombre, fascia a cui noi stessi apparteniamo. Consapevolmente affrontiamo questa fascia come fosse la totalita' del genere dimenticandoci completamente del fatto che la percentuale maggiore e' totalmente diversa (crediamo)essendo tale maggioranza la restante parte della massa non racchiusa nella categoria delle ombre, alla quale apparteniamo e all'interno della quale consumiamo tutte le nostre esperienze. Di fatto questa fascia, a differenza di quel che pensiamo della parte che non conosciamo, non si vuol chinare al peso dell'abitudine, mantenendo un lato giovanilista e spregiudicato, inadatto a chi e' come noi, ma si crede piu' maturo e ci giudica. Noi conosciamo solo quella parte di quell'universo, ma crediamo di conoscerlo tutto o per lo meno credevamo di conoscerlo fino a due ore fa, quando abbiamo iniziato ad intraprendere questa stesura combinata che ci accompagna tra un sorso ed un altro. Adesso ne siamo certi: non possiamo valutare al di fuori di quella fascia che ci fa ansimare e ridere insieme. Arrossiti, ardenti, infuocati. Incoscienti e disponibili, ci lasciamo risucchiare tra i meandri di quella fascia, credendo di esplorare la maggioranza e finendo per scoprire che, invece, di tale ampia categoria niente sappiamo. Arroganti e presuntuosi, ora coscienti e ridimensionati. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Cosa cerco? Non ho idea. Mi capita sempre piu' spesso di trovarmi in situazioni in cui non posso fare a meno di chiedermi se quello che sto passando è quello che vorrei. La risposta triste è spesso negativa. Quando è positiva non ci credo fino in fondo. Cosa sto cercando? Mi guardo, leggo il mio anno di nascita sulla mia carta di identità, sulle rughe che sengnano gli anni attorno agli occhi ancora accesi, e me lo chiedo. Come se gli occhi avessero ancora mille e mille colpi da sparare e quei solchi fossero il segno impresso dei colpi già sparati. Pagherei metà della mia vita ancora da spendere per sapere cosa cerco. Pagherei metà delle miei passioni ancora da consumare, pagherei metà della mia voglia di vivere, pagherei metà dei miei capelli, metà delle mie risate, metà della mia fortuna per sapere cosa cerco. E, una volta saputo, rivenderei tutto per pochi centesimi, perchè, in fondo, sapere cosa si cerca è solo un vincolo ai progetti disponibili. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Sono a casa. Rilassato come mai, sono a casa. Quando non senti il peso del tempo speso seduto sulla terrazza della nuova casa, su quel tetto che si affaccia su tutta la città. Quando siedi per ore senza la paura di perderti qualcosa o qualcuno, significa che ritieni di avere tutto il tempo per recuperare. Ogni istante lo spendo come mi viene. Non mi importa se il sole, che scalda la mia camera dalla nuova finestra ampia, non ritornerà. Non mi importa se mi stanno aspettando. Io aspetto spesso gli altri, ed ho imparato a godermi l'attesa, a rendere un ritardo un occasione per organizzare o sconvolgere la mente. L'estate è maledetta. Il caldo toglie le vesti e divide le coppie e gli amori. Il sole che scalda allarga i sorrisi e alleggerisce le pesanti gonne che si alzano col vento caldo. Qui l'estate non arriva. Non è arrivata, almeno quest'anno. Rilassata come me ha deciso di fermarsi qualche metro prima e godersi il sole che gli rimane in tasca. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Sono arrivato tardi. Per l'ennesima volta, con tutto l'impegno che posso, sono arrivato tardi. Qualcuno mi ha risposto male perchè sono arrivato tardi. Ho pensato immediatamente che sono mesi che non mi arrabbio. Sono mesi che non mi innervosisco. Sono mesi che non dipendo da nessuno. Credo sia questo il principale motivo, la prima causa di questo mio stato di paziente tranquillità. Faccio tutto quello che voglio, decido le cose un attimo prima di farle e le mie spalle sono leggere e vuote. Non mi arrabbio, non prendo niente sul serio. Come una delle famose regole di vita che ormai cerco di seguire da tempo, non mi interesso più delle reazioni della gente che mi sta attorno, che allieta le mie serate o che aspetta con me il suono della campanella. Non mi arrabbio, non mi innervosisco, non mi importa di niente perchè ho poco da perdere, forse. Ogni risposta arriva solo se invevitabile. Fisso mille appuntamenti per non rispettarne uno. Come se, dopo aver colto i più bei fiori, non mi preoccupassi di metterli in un vaso con dell'acqua fresca. Non mi arrabbio più e non capisco se sia possibile riuscire a non accumulare il tutto, riuscire a non esplodere. Forse imploderò. Attrarrò tutto quello che al momento dell'implosione mi circonda. Con un sol respiro ingoierò tutta la rabbia che la gente mi riserva. Poi nel bagno consumerò la mia pacifica vendetta liberatoria. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Torno a scrivere. Torno a battere questi tasti, questa notte. Dopo giorni di assenza. Nonostante la mancanza. Nonostante lo scrivere sia la mia maggiore forma di autoconvincimento. Scrivendo le idee si arricchiscono, si confondono e si ordinano allo stesso tempo. E' come se, scrivendo, riuscissi a suddividere le idee all'interno di tanti piccole scatole simili, tante piccole scatole che si confondono tra di loro. Sono tornato a scrivere perchè una parentesi si è chiusa. Pochi attimi fa. Penso che la vita sia fatta di parentesi. Lo penso adesso, c'ho pensato questa sera. E vanno sapute riconoscere per non confonderle con il tutto. Anche la vita stessa è una grossa parentesi. E ci sono le graffe; romantiche e imperiose. Le quadre; solide e immobili. E le tonde; come due braccia che avvolgono un periodo piacevole o meno. Ma non c'è un ordine. Non si parla di numeri, non si sta parlando di fogli a quadretti. Le parentesi si aprono e si chiudono, si intersecano e si mischiano. A volte rimangono aperte, altre volte, senza essere mai state aperte, si chiudono. Così, da pochi attimi, si è chiusa una parentesi. E chiudendosi ha fatto il rumore di una porta che sbatte. Ha lasciato qualche segno sul naso e sugli occhi. Ha arricciato i muscoli e ha mostrato tutto. Ha mostrato tutto, nel mezzo a quelle due piccole curve che incastrano un periodo che adesso spero di ricordare. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Provate a pensare ad una strada a senso unico, una strada che avete sempre percorso in un solo verso. Arrivate alla fine di quella, come ogni giorno, e provate a voltarvi. Le case non sembrano le stesse, le curve sono inverse. La vostra strada, la vostra città che tanto conoscete bene, è ora nuova. Questo voglio sapere. Se ci si sente così ad essere pazzi. Perdere la ragione. Atti sconsiderati, riflessioni insensate. Un po' come quando la febbre sale in alto e i pensieri corrono da soli, senza un filo logico apparente. Come quando ci stiamo addormentando, o come quando appena svegli, in quei venti secondi che non ci lasciano il tempo di mettere subito a fuoco il tutto. Così, credo, sia la pazzia. Un insieme di pensieri senza un collegamento reale. Ma nella pazzia stessa c'è una forte razionalità, allo stesso tempo. Una forte organizzazione delle idee spinta dalla necessità di crearsi un qualcosa di personale ed unico. Uno spazio dove respirare e ragionare. E, se è come credo, di pazzi ne conosco tanti. E da loro imparo a pensare senza vincoli. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Sonno. Ho tanto sonno adesso. E' presto. Il sole, da queste parti, si nasconde, dietro le piccole colline che circondano il centro, molto lentamente. Con calma. Fa un passo, poi si ferma e scalda un altro po'. Poi riparte e, quando credi di poterlo tenere sott'occhio, la tua ombra si allunga talmente tanto che la tua testa appare accanto alla finestra di una casa, al terzo piano. Così il sole se ne va. Tranquillamente. Ma adesso è ancora presto. Ed io ho sonno. Ve lo volevo dire. E' importante per me. Un po' come quando scoprii che il mio amore puo' colpire indistintamente tutte le persone che mi circondano. Vecchi e bambini. Figli e madri. Preti e padri. Una novità. Così come il sonno, arrivato all'improvviso svolazzando e posatosi prima sulla mia palpebra destra, immobilizzandola, e poi sulla sinistra, ma soltanto tredici minuti dopo. Adesso i miei occhi sono chiusi. Non dormo, ma i miei occhi si. Sognano, loro. E tramite i miei occhi sento il sonno e vedo i sogni che loro vivono. Ma sono sveglio. Riesco a scrivere. Ho ritrovato il sonno, dopo giorni di luce. Ho ritrovato il sonno e me lo sono messo in tasca. Chiuso con due bottoni. Voglio conservarne un po'. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Dal bancone al bagno. O dal tavolo al bagno. Mi sposto di pochi metri. Venti volte in poche ore. Pablo, adesso, dorme al piano di sotto. Prendersi cura di qualcuno è qualcosa che ti rende responsabile. Soprattutto se l'esperienza, in quella persona, è maturata molto prima che in te. Ma tu ti prendi cura di lui. O di lei. E lasci che tutto scorra limpido. Dal bancone al bagno il tragitto è veramente corto. Ma, se percorso mille volte, può sopravvivere come l'unico ricordo di una notte ormai passata. Pablo dorme sul divano e abbraccia il cuscino. Sussurra parole che nemmeno la mia bocca riuscirebbe a pronunciare. E la mia bocca, perchè si sappia, riesce a dire quasi tutto. Tra il tavolo ed il bagno ho passato la serata. In quei pochi metri che separano il vizio dal bisogno. Ho scoperto che ci sono mille possibilità e che non si devono mai perdere le speranze, tutto è recuperabile. Come Davide, ho combattuto contro qualcosa più grande di me. Ho vinto. Ed adesso assaporo la medaglia, mordendola per assicurarmi che sia vero oro. Pablo mi ha chiesto soccorso. Soccorso ha avuto. Prendersi cura di qualcuno è come scendere dal proprio piedistallo, è come capire che tutto sarà reso. Poi, come se niente fosse, salto nel mio letto, con una coperta che mi accompagna ormai da mesi. E aspetto che domani tutto sia più chiaro. Come se la luce del mattino potesse abbagliare i ricordi e, allo stesso tempo, razionalizzare il tutto. La razionalità è uno dei pochi modi per sopravvivere ai pensieri che assalgono la mente. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Quello delle palle mi aspetta a casa. Quando arrivo voglio spendere tempo con quello delle palle. Un viaggio in auto, sotto il sole caldo. E qualche ora passata in quel silenzio che lascia spazio ai pensieri e alle preoccupazioni proprie, senza la minima necessità di trovare argomenti. Poi qualche salto, qualche confessione e tanto riposo. Quello delle palle mi aspetta a casa. Poi c'è Fumo, sempre pronto a saltarmi addosso. Fumo è li e non posso fare a meno di esserne entusiasta, come un cane davanti a tanta carne fresca. Amici mi aspettano per chiarire, per parlare. Amici sono una di quelle cose che i miei occhi vorrebbero incontrare la mattina. Ogni mattina. Intanto Quel Pazzo continua a girare per le strade solitario e a guardarsi dentro come mai aveva saputo, o creduto di poter fare. Il Gonfio entra e esce dai progetti come niente, poi compra un biglietto e mi viene a salutare. Poi ho voglia di conoscere quella che si è marchiata una passione sul fianco. Come quando Amici mi mostrò la foto con "i segni dell'amore" impressi, stampati, sulla carne chiara. E tutto il resto sarà piacere e solitudine. Perchè, nonostante tutto, della solitudine non posso farne a meno. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Pensate al verde. Pensate a quel colore. A tutte le possibili sfumature. Pensate agli alberi, alle verdi foglie che, cadute, scorrono sull'acqua che le bagna e le accompagna. Pensate al verde prato umido di pioggia. Pensate ai cespugli che seguono la stretta strada che scompare sulla cima di una piccola collina coperta di verde. Pensate al verde. Ad ogni sua sfumatura. Poi, quando avete capito di cosa sto parlando, o quando credete di averlo capito, pensate al grigio. Pensate a quel grigio che bacia l'azzurro. Quel grigio che si mischia con altri cento colori, ma che prevale e non lascia la presa. Quel grigio quasi bianco, a volte, scuro come le prime ore del mattino, altre. Adesso prendete un foglio e coloratelo di questi colori. Tracciate una linea orizzontale e colorate le due parti. Sopra il grigio, sotto il verde. Poi, prendete quel pezzo di carta e bagnatelo. Ancora. Acqua, tanta acqua. Essenza di vita e causa di morte. Così, soltanto così, potrete avere un idea di quello che dieci minuti di cammino possono regalarmi ogni giorno. Soltanto dieci minuti. Senza un pastello, senza un foglio. Soltanto i miei occhi e il mio sguardo. Sentire non è ascoltare. Vedere non è guardare. Io cammino, ascolto e vedo quello che voi, forse adesso, potete immaginare. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Vado Controcorrente. E' un posto che ho scoperto da poco. Ci vado spesso, Controcorrente. Mi perdo nelle decisioni e ci spendo ore ed ore. Faccio ogni cosa, ma con estrema calma. Il capo mi urla alle spalle, ma ho due grossi tappi nelle orecchie. Lui non lo sa. So di essere nel torto. So di aver confuso la realtà con la pace. Perchè di pace, almeno in questo mondo, non ce n'è. Frenesia e corse. Lunghi corridoi da percorrere senza voltarsi. Porte chiuse ovunque. E ore spese a bussare. Io, invece, in quei corridoi, cammino lentamente. Mi siedo ad ammirare i quadri appesi alle pareti. Quadri che molti non notano. Io mi siedo, mi accendo un'amica e riprendo il cammino leggero. Piano piano. Controcorrente. E sbatto contro quelli che tra quelle pareti corrono. Cerco di evitarli, a volte, ma non è semplice. Corrono troppo veloci e non li vedo arrivare. Passano ed urlano. Io cammino verso Controcorrente. Molti vedono essenziali le cose che io credo non esistere. Molti prendono per mano altri e li conducono in quella corsa contro il tempo. Senza rendersi conto che il tempo passa mentre corrono per non arrivare in ritardo. Ho tolto le pile dal mio orologio nuovo. L'ho messo in un cassetto. Quello che la notte, nel silenzio, scandiva il tempo del mio sonno, ha smesso di pulzare. Così ho voluto. Ma non mi venite a cercare Controcorrente. Sto bene seduto in quel corridoio. Tutto passa una sola volta. Compresa una vita. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- (da "una storia"). (...) Non vale la pena di misurare il tempo. Se non ci fossero gli anni, i mesi e i giorni, l'amore sarebbe libero. Sarebbero altre le discriminanti, altri i criteri di scelta. Le rughe non sarebbero precoci. La maturità non sarebbe una conquista perché il suo ritardo non sarebbe misurabile. Il rispetto sarebbe sulla bocca di tutti e le carriere non godrebbero di favori. La natura potrebbe decidere veramente le sorti della gente. La maternità sarebbe possibile finché la cicogna passa, finché il cavolo cresce. Nessuna lezione di buon senso, di responsabilità. I bambini imparerebbero a leggere soltanto se i loro occhi fossero pronti a cambiare il modo di vedere le cose. Quando si impara a leggere tutto diventa uno schema. Tutto diventa identificabile, catalogabile. Se il tempo non fosse misurabile non ci sarebbero le attese. Gli appuntamenti diverrebbero casualità. Il sole sorgerebbe quando vuole. La terra si fermerebbe e si lascerebbe attrarre, infuocandosi e fondendosi. Eliminando ogni piccola traccia di vita e purificandosi dai nostri mali. ------------------------------------------------------------ ----------- ------------------------------------------------------------ ----------- Non so perchè, ma tutto è regredito. Stato confusionale. Forse tutto così chiaro da rendere il tutto confuso, allo stesso tempo. Non so se capite cosa intendo. Non so se capite che un'acrobata puo' volare in alto scegliendo il tempo giusto per l'atterraggio, il tempo giusto per la presa. Io sto volando in alto e non riesco ad immaginare l'atterraggio. Come se tutto fosse un'ascesa continua. Ma so che non lo è. La gravità ci chiama e, prima o poi, il corpo risponde. Non so se potete immaginare quanto immensa sia la mia capacità di salire, adesso. Quanto sia capace di arrivare in alto. Quando presi la strada mi chiesi se la salita sarebbe stata una fatica. Lo è stata. Adesso è soltanto una strada come un'altra. Salire, adesso, è come correre in discesa. Prima o poi, lo so, toccherò la cima e, solo allora, capirò che la discesa è tutta un'altra cosa. Per adesso salgo, volo, ma con i piedi saldi a terra. Questo significa crescere. Credo. E, allora, mi trovo al centro di uno scontro. Regressione e Crescita. Salgo regredendo. Cresco progredendo. Non so se capite cosa intendo. Come se tutte le nuove cose, che attraggono ogni persona, fossero disposte una sopra l'altra. E, una volta raggiunta la cima dell'albero e raccolti tutti i frutti, ci si accorge che arriva il momento di dover scendere. Ma la fame rimane. Mio zio non ha mai toccato la cima. In crescita continua ha finito il suo tempo nel pieno dell'ascesa. Qualcun'altro, invece, attende la fine seduto ad un tavolo. Perchè ha visto la vetta ed è pronto a toccare la terra di nuovo. Io guardo il letto, mi sdraio e aspetto il giorno in cui mi sveglierò stanco di riposare. ------------------------------------------------------------ ------------ ------------------------------------------------------------ ----------- LEGGETEMI. Leggete le mie parole. Vi assicuro che ogni lettera, ogni aggettivo, ogni virgola ed ogni parentesi, aperta e chiusa, non è messa a caso. Tutto prende vita dalle mie dita che battono il tempo dei pensieri che scorrono veloci. Leggetemi, amici. Leggetemi, Amici. Ieri sera del sangue è schizzato sul mio foglio di carta. Mentre la penna lasciava sassolini per segnare il percorso, aiutando così la mia memoria stanca, una goccia di sangue è caduta e si è espansa sul mio pezzo di carta. Una goccia di dolore proveniva dalle narici di un uomo pestato al

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chi è mario?

Mario ride, beve e fuma.E’ una persona intelligente.Ride, beve e fuma.Suona la chitarra in un gruppo, se ne sta in disparte con lo stumento e il mio orecchio, assieme con la testa e tutto il res...
Posted by on Thu, 21 Feb 2008 16:18:00 GMT

Su i rapporti tra la gente. La gelosia.

La gelosia è il frutto della possessività. Frutto e Linfa allo stesso tempo.La gelosia non permette di capire quanto, in realtà, sia esclusivo un rapporto tra due persone. Qualsiasi tipo di rapporto.S...
Posted by on Fri, 30 Nov 2007 19:24:00 GMT

Il filo che collega ogni cosa

C'è un filo, sottile, non elastico, che collega ogni cosa.Pensando si arriva a capire quanto sia collegata ogni cosa a tutto il resto. Soltanto pensanto.Menti pensanti accanitevi su voi stesse e cerca...
Posted by on Tue, 06 Nov 2007 19:26:00 GMT

Guarda questo video: Topo, El

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Posted by on Tue, 18 Sep 2007 04:20:00 GMT

Bellezza.

Questa bellezza di cui tutti vi riempite la bocca, questi incontri meravigliosi, questi trasferimenti pieni solo di buone novitá, io non li vedo. Non vedo tutto questo Bene. O, forse, soltanto, non ri...
Posted by on Sat, 02 Feb 2008 07:52:00 GMT

Su i rapporti tra la gente. L’infatuazione travestita da sentimento.

(da "Una storia", ilbulgaro)L'infatuazione è una brutta bestia. Si traveste da sentimento e prende il nostro tempo. Poi, dopo poco, cambia idea. Parte per altri mondi e ci lascia con un mare di promes...
Posted by on Tue, 05 Feb 2008 03:49:00 GMT

Su i rapporti tra la gente. L’infatuazione travestita da sentimento.

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Posted by on Tue, 05 Feb 2008 03:50:00 GMT

Necessarie distorsioni della realtà.

Se io potessi, molto spesso, tirerei la realtà come un elastico, l’allungherei. Se potessi la smonterei per ricomporla. Per non farla arrugginire le toglierei tutte le abitudinarie parti che la ...
Posted by on Tue, 25 Mar 2008 17:29:00 GMT

Su i rapporti tra la gente. Gli incontri.

Luogo di provenienza. Età.Ragioni del mio arrivo.Motivi della mia permanenza.Dubbi sulla mia partenza imminente.Considerazioni generali sul mio aspetto, sulla mia dubbia nazionalità.Attimo di silenzio...
Posted by on Tue, 11 Dec 2007 19:37:00 GMT