Uno dice, finisco di studiare, poi mi applico e scrivo, che come attività mi aggrada.
Per come stanno le cose, io, lo scrittore, non posso farlo. Meglio chiarire subito, metti che poi uno legge oltre, non ci fai una bella figura.
Mi mancano le basi. Niente famiglia povera, mai fatto a botte, mai fatto scenate da pazzo per amore. Non vengo neanche da una famiglia abbastanza ricca per scrivere di famiglie ricche. Non sono ebreo. Mai scopato in posti o modi strani, nessuna morte improvvisa di amici o familiari da raccontare. Non mi sono mai guadagnato da vivere, mai pensato di fare mestieri umili, e poi ho viaggiato poco. Paura dell’aereo, più che altro. E dell’auto. Non ho amici con vite romantiche e disperate da mitizzare, mio nonno non era un partigiano. Io non ero un partigiano. Mio padre non mi picchiava, non beveva, non picchiava neanche mia madre e mia sorella, per quanto quest’ultima in alcuni casi meritasse ampiamente. Nessuno mi ha mai detto che non sono capace di fare niente e che non combinerò mai nulla nella vita. Anzi, più non combino niente, più tutti mi dicono che diventerò qualcuno. Ah, poi non ho problemi con l’alcool, escludendo la gastrite, e non mi sono mai drogato sul serio. Insomma, non c’è molto da raccontare.
A parte che avrò 26 anni per un anno abbondante, nel quale comprerò una vespa nuova, suonerò di più e scriverò qualcosa di intelligente. Promesso.
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