Marco Giunco

Il mio cd Barriere Architettoniche
E' un periodo, me tapino, che mi capita un inghippo
come parlo oppure scrivo mi vien subito l'ingrippo
cioè in pratica mi capita che la rima senza voglia
viene subito diretta anche se son controvoglia.
Non ne posso fare a meno soprattutto quando creo
il mio mondo bello e fatto di pulegge già in corteo
e che urlino i pretini e si svestano le dame
non ci posso fare nulla mi vien sempre tanta fame
di poetare come un mulo e di stare lì a contare
se le sillabe son giuste per poi mute combaciare.
Ed è un dramma veramente se ci pensi mio lettore
che nel caso sia distratto qui mi parte il detrattore,
viene il vigile impettito e mi dice lei concilia?
Gli rispondo serio serio lo farei ma non è grigia
la giornata senza sole tutti a correre veloci
per trovare un posticino dove riposar le croci?
Suvvia urbano mi sia buono non mi faccia essere triste
che stamane, senza meno, le mie idee son terroriste
io la pago questa multa ma ricordi mio signore
che domani verrà il giorno in cui tornerà il terrore
e le teste via mozzate saran tante saran mille
perché è ora che si sappia che a vessar si fan scintille.
E ora piccoli lettori che qui state bei giulivi
a cercare di capire perché diavolo io non scrivi (licenza poetica)
non è un dramma né commedia e neppure mortadella
e che solo con la rima sembra uscirmi la favella.
Or vi dico bei signori come stanno le faccende
la mia prosa così bella mi diventa un attendente
nella sordida pianura o nel mare variopinto
io vi parlo come il conte bello fermo nel dipinto
ritto e indomito guerriero con la penna che vi punta
e non sa che non c'è rosa che l'amore poi non punga.
Per cui adesso mi ritiro e ritorno quel bambino
che qualcuno si rimembri scrondo era un pochettino
non mi posso ricordare quante volte ho sbadigliato
quante volte ho starnutito e persino vomitato
a sentire che poeti si diventa e non si nasce
be' sappiate mie diletti che io poetavo ch'ero in fasce.
Io scrivevo in gabinetto, carta igienica un quintale,
con la penna sopra un foglio non vi dico nel pitale,
io scrivevo che ero cieco anche senza mai sentire
e gli occhiali mai li ho messi per di colpo dissentire
con chi crede che poesia non sia friggere due uova
be sappiate signorini che non solo questa è nuova
ma che tutto quel che dico sia divino o sol canzone
sia convitto nazionale o convivio dal santone
sia la messa nella cesta o la cesta che si imbuca
è poesia non vi dispiaccia e vi prende proprio in nuca.