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tintu e i ragazzi del clan

I favolosi anni '60 italiani

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La puntina scorre sul vinile piccolo e il fruscio ovattato crea attesa. Parte come un treno Eclisse Twist e davanti agli occhi si sommano immagini di Alfa Romeo orgogliose più che mai, 33 giri, macchine da scrivere e ventenni con la sigaretta in mano che fumano in ogni luogo, tirati a lucido, con cravatta, pantaloni stirati e chili di brillantina. Il boom economico è alle porte e su quello stesso brano Stefania Sandrelli, in bianco e nero, si da' al padrone del negozio in cui lavora. Celentano in televisione sembra simpatico. Queste le immagini che nel 2001 si presentano a dei ragazzi nati in epoca Duran Duran, chini sul 45 giri a fantasticare su cosa e come portare quella roba li' in giro per concerti. L'anacronismo non li riguarda, ma sanno bene che la musica è musica, e che se un giro di accordi mandava in visibilio la gente negli anni Sessanta, può farlo tranquillamente ancora oggi. Scelto qualche pezzo, rubato il Clan a Celentano, i sette affezionatissimi si presentano in sala prove. Nascono Tintu e i ragazzi del Clan.L'esperimento sembra breve: i magnifici presi dallo sconforto sembrano non trovare il giusto mood da imprimere ai brani e stabiliscono il record del gruppo più breve della storia. Poi chissa', a qualcuno di loro dev'essere apparso in sogno Little Tony, che a quanto si narra pare abbia detto: Figlioli, se io suono con Gabry Ponte, voi potete suonare quei pezzi! Cosi' Tintu, la fanciulla del Clan, chiama a rapporto i boys, che ripresi gli strumenti in mano ritrovano la vocazione vintage e attaccano di sudore e cuore. I sette affezionatissimi pero', presi da orgoglio artistico, si rifiutano di ricreare esattamente lo stesso sound dell'epoca, anche perché non avrebbe senso (e forse non ne sarebbero neanche capaci); quindi fedeli alla lezione inflitta al mondo da Pulp Fiction prendono questi benedetti brani anni Sessanta e cambiano loro il vestito: fai il giro di basso così, metti su dei fiati cosa', ma mi sembra un pezzo di Kylie Minogue!, ma non ti preoccupare!, ma un arrangiamento samba su questa roba non ha senso!, ma vai tranquillo! Al grottesco originale si aggiunge manierismo, ma a quanto pare questo nel XXI secolo piace molto. Ormai i sette sono caldi, pronti e pompati: è ora di uscire. Dopo una breve ricerca di abiti adatti, vestiti in maniera più o meno credibile, nel 2002 Tintu e i ragazzi del Clan salgono per la prima volta sul palco, regalando una lezione di stile a tutto il pubblico sotto, forse troppo abituato ai catenacci rapper propinati da Mtv.Nel corso dei successivi tre anni i sette nostalgici calcano i palchini e palchetti della zona in cui vivono e ogni volta (o quasi) la scena si ripete: in ultima fila over cinquanta che gongolano, al centro la norma che apprezza o sbarella e in prima fila muro di squinzie appena maggiorenni che sculettano impavide. Col tempo il gruppo lima i pezzi, ne tira giù di nuovi e continua calmo e paziente a ricercare abiti adatti, aspettando di dimostrare a chi sa accettare la sfida che i Sessanta devono ancora morire, in Italia come in Australia. E ogni volta che li vedi è come la prima: i fiati, eleganti e fighi, il tastierista, cool e figo, il bassista, sudato e figo, il chitarrista, coriaceo e figo, il batterista, sciupafemmene e figo, la cantante, sgambata e lolita. Si, sono fighi. Supponenti e fighi; è quello che ci vuole. E i Bluebeaters mangeranno polvere..

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